Unione Nazionale Consumatori Umbria | CAMBIAMENTO CLIMATICO E RINCARI DEI PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICI PIATTAFORMA DEI CONSUMATORI PER ACCELERARE LA TRANSIZIONE GREEN NELLA PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE E CONSUMI DI ENERGIA
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CAMBIAMENTO CLIMATICO E RINCARI DEI PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICI PIATTAFORMA DEI CONSUMATORI PER ACCELERARE LA TRANSIZIONE GREEN NELLA PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE E CONSUMI DI ENERGIA

CAMBIAMENTO CLIMATICO E RINCARI DEI PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICI PIATTAFORMA DEI CONSUMATORI PER ACCELERARE LA TRANSIZIONE GREEN NELLA PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE E CONSUMI DI ENERGIA

CAMBIAMENTO CLIMATICO E RINCARI DEI PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICI

PIATTAFORMA DEI CONSUMATORI PER ACCELERARE LA TRANSIZIONE GREEN NELLA PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE E CONSUMI DI ENERGIA


Il presente documento1 nasce per volontà unanime delle Associazioni dei Consumatori riconosciute
dallo Stato ai sensi dell’art. 137 del Codice del Consumo e si pone l’obiettivo di avanzare proposte
concrete al Governo, alle Regioni, ai Comuni, alle Imprese, alle Associazioni dei Lavoratori, alle
Associazioni Ambientaliste ed ai cittadini, basate su un’analisi realistica della gravissima situazione
energetica e climatica che si sta delineando per il nostro Paese, per l’Europa, per l’intero Pianeta.

LO SCENARIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE

I Governi di molte Nazioni hanno preso coscienza del rapporto tra energia e clima da quasi un quarto
di secolo con il Protocollo di Kioto con l’adesione di 160 paesi (1997) e il più recente accordo di
Parigi (2015) con l’adesione di 197 paesi e si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2 e dei gas
altero climatici. I recenti appuntamenti del G20 e di COP26 hanno inoltre condiviso di intraprendere
tutte le azioni necessarie per azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a
limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi.

L’Italia, nonostante abbia ratificato il Protocollo e aderito all’Accordo e ospitato il G20, ha purtroppo
seguito un percorso opposto rispetto agli obiettivi prefissati, registrando dal 1990 ad oggi un
incremento del 3% dei consumi energetici e un incremento del 10% delle emissioni dei gas serra,
mentre in Europa si è avuta una diminuzione del 10% dei consumi e del 2,5% delle emissioni dei gas.
La strada da intraprendere con urgenza, per fronteggiare questa situazione, è quella della riduzione
della dipendenza del nostro Paese da combustibili fossili (gas e petrolio) e della promozione spinta,
di contro, dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili come il solare, l’eolico, il geotermico,
l’idroelettrico e i gas rinnovabili che hanno la caratteristica di avere emissioni zero di sostanze
inquinanti e di non essere esauribili. I singoli cittadini possono fare molto ed essere coinvolti in questo
processo virtuoso adottando una serie di accorgimenti per risparmiare sui consumi energetici di CO2-
nogreen, con ricadute positive in primo luogo sull’economia domestica e più in generale
sull’ambiente e sulla qualità della vita. Questo processo deve fare costante riferimento ai 17 punti
dell’Onu e all’Agenda 2030 sul risparmio energetico e i consumi sostenibili.

La crisi dei prezzi energetici esplosa a luglio di quest’anno, originata anche da una forte ripartenza
dell’economia, dopo più di un anno di stagnazione conseguente alla pandemia, reca con sé i segni di
una strategia che persevera nell’errore di attardarsi, se non continuare, secondo un modello di sviluppo
energivoro, lontano dagli obiettivi dell’agenda 2030 di una crescita economica e consumi sostenibili.
A complicare questo quadro di tardiva fuoriuscita dal vecchio modello produttivistico-consumista a
risorse illimitate si aggiunge la competizione globale dove i paesi produttori di energia determinano
l’andamento delle economie dei paesi compratori2.

1
– i dati assoluti e i valori percentuali citati nel documento sono attinti dai documenti ufficiali di: Eurostat,
Istat, Arera, Terna, Gse, Confindustria.

2
– In questo quadro preoccupa soprattutto il costo del gas che è aumentato di oltre il 30% nel secondo
trimestre del 2021 rispetto al primo e correlato con il prezzo della CO2 il cui prezzo a marzo era di 40 euro per
tonnellata ed attualmente a 60 euro con un’incidenza sul prezzo del gas pari ad un quinto dell ’aumento in essere.

Ricordiamo che l’UE riceve la maggior parte delle sue forniture di gas naturale dalla Russia. Nel 2020, Mosca
rappresentava il 43,4% dello stock di gas naturale dell’UE, seguita dalla Norvegia al 20%.

Già nel 2020 l’esportazione dalla Russia verso l’Europa occidentale era calata del 7,9% rispetto al 2019. In Italia il
calo era stato meno marcato, seppur di poco (-5,89% a 20,799 miliardi di metri cubi).

Nel nostro paese, i fossili solidi e petroliferi pesano sul fabbisogno circa per il 41,7%, il gas per il 38,6%, le rinnovabili
solo per il 18,7%

Le Associazioni dei Consumatori e degli Utenti condividono la scelta del Governo di insistere per un
accordo europeo con i paesi produttori di Gas (Russia in particolare), con lo scopo di voler potenziare
la produzione di energia rinnovabile e aggredire quello che è il vero tallone di Achille del sistema
energetico nazionale (produzione, trasformazione, trasporto e distribuzione) che vive principalmente
di gas, oggi fonte principale della produzione di energia tramite centrali termoelettriche (67%) e al
primo posto per i consumi energetici (36%) causa, con il petrolio (34%), della tempesta perfetta che
si è scatenata in estate e che rischia di durare a lungo.

E’ importante sottolineare un tema che non compare nel dibattito pubblico e sui grandi media e
tuttavia ben noto agli addetti ai lavori: la forbice tra energia primaria prodotta ed energia utile
consumata, che per quanto si sia ridotta tra il 2008 e il 2020 di 14 punti percentuali dal 35% al 21%,
rappresenta un capitolo importantissimo su cui intervenire con maggior decisione. Analogamente è
urgente contrastare i fenomeni speculativi particolarmente diffusi nel settore dei prodotti petroliferi
che diminuiscono l’efficienza del sistema alterando illegalmente le politiche di pricing.

Non meno importante è affrontare la povertà e vulnerabilità energetica che ha colpito quasi il 7%
delle famiglie dell’UE nel 2019. Non esiste purtroppo, né in Europa né nel nostro ordinamento, una
definizione univoca di povertà e vulnerabilità energetica e non riteniamo sufficienti né la definizione
generica spesso utilizzata (“l’impossibilità da parte di famiglie o individui di procurarsi un paniere
minimo di beni e servizi energetici”) né quanto è stato previsto per la definizione della platea degli
aventi diritto al Bonus Sociale elettrico, gas e idrico dal regolatore. La gravità della situazione varia
notevolmente da un paese all’altro. La quota di famiglie con difficoltà di riscaldamento è stata
maggiore in Bulgaria e Lituania, rispettivamente 30,1% e 26,7%. La quota è stata superiore alla media
nei paesi dell’Europa sudoccidentale, come la Spagna (7,5%). In Francia era del 6,2% (leggermente
inferiore alla media europea), mentre Germania (2,5%) e Finlandia (1,8%).

In Italia le famiglie in difficoltà sono pari all’11% dunque una platea molto vasta. Ad essere colpite
sono soprattutto le regioni del Sud, le famiglie con oltre cinque componenti, quelle dove il
capofamiglia ha meno di 35 anni e quelle guidate da donne ultracinquantenni. In Campania, Calabria
e Sicilia risulta in povertà energetica tra il 13% e il 22% della popolazione. Il problema, ossia
l’impossibilità di riscaldare adeguatamente la propria casa per mancanza di denaro, nasce dalla
compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia.

Secondo i dati del Mise rielaborati da Arera, l’agenzia italiana per l’energia, nel 2019 l’Italia ha importato dalla Russia
circa 32 miliardi di metri cubi di gas, quindici dall’Algeria, sette dalla Norvegia.

Oltre al gas la ripartenza delle attività industriali in Asia ha creato problemi di approvvigionamento anche del Gas
naturale Liquefatto.

La carenza di energia è poi aggravata dalla stagione calda, che quest’anno è stato meno ventosa del solito, innescando
una minore produzione di energia eolica. I cali di produzione eolica più evidenti sono stati in Gran Bretagna ed in
Germania in cui il 56% dell’elettricità è stata prodotta da fonti convenzionali (carbone, gas naturale, nucleare) con un
incremento del 20.9% su base annua che ha portato gli idrocarburi ed il nucleare ad essere nuovamente le prime fonti di
elettricità del paese.

Infine si è registrata la riduzione della produzione di gas olandese ed alcune restrizioni all’accesso ai gasdotti di transito
europei provenienti dalla Russia.

Quanto alle riserve di gas l’Italia è l’unico paese dell’Unione, assieme all’Ungheria, ad avere già un proprio stoccaggio
strategico, pari a circa 4 miliardi di metri cubi con un riempimento pari all’85%, contro il 70% di Francia, Germania,
Belgio e Olanda.

1. PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE
In questo quadro l’Italia, da sempre un grande paese compratore di energia, uscita più di 30 anni fa
dal nucleare, rischia di pagare il prezzo più alto se non mette in gioco rapidamente i suoi punti di
forza:

5% di energia prodotta dal carbone nel 2020 (vicinissima all’obiettivo zero nel 2025) tra
i primi paesi al mondo che nello stesso anno registra una media del 34%;

38% di energia elettrica prodotta da rinnovabili nel 2020 sostanzialmente in linea con la
media mondiale in coerenza con l’obiettivo di ridurre del 55% nel 2030 le emissioni di
CO2.

Sono questi i punti su cui fare leva per sostenere la ripresa della domanda primaria di energia delle
imprese e dei consumatori, in un quadro dove l’approvvigionamento energetico del paese è costituito
per quasi l’80% dal gas naturale e dal petrolio e solo dal 20% da fonti energetiche rinnovabili.

Questi dati dimostrano che si rende sempre più evidente e necessario intervenire con maggior celerità
sulle seguenti scelte strategiche anche al fine di orientare i comportamenti di tutti gli attori:

Accelerare la fuoriuscita dalla dipendenza di gas.

Dare ulteriore impulso alla produzione di energie rinnovabili e alla costituzione e
diffusione di comunità energetiche.

Valorizzare la produzione di energia dei prosumers favorendone lo scambio diretto
sul posto attraverso un uso efficiente delle reti esistenti.

Aumentare l’efficienza della rilevazione dei consumi e favorire la condivisione dei
dati acquisiti.

Incentivare la produzione di energia tramite gas rinnovabili in particolare l’idrogeno
oggi fermo all’1% utilizzando tecnologie pulite a rilascio zero di CO2.

Aumentare i livelli di prestazione ed efficienza energetica nella produzione ,
distribuzione e nei consumi per ridurre il gap tra energia primaria prodotta e energia
consumata.

 

2. DISTRIBUZIONE E TRASPORTO
Va preliminarmente detto che questo settore delicatissimo del sistema energetico nazionale opera in
regime di monopolio naturale, tutte le società fanno capo al Ministero dell’economia direttamente o
tramite Cassa Depositi e Prestiti. Tale caratteristica va tenuta in gran conto nel nuovo sistema elettrico,
nel quale vi sarà una forte accelerazione strutturale da sistema di generazione centralizzata a sistema
di generazione distribuita. Il ruolo della rete dovrà cambiare rapidamente diventando parte attiva nel
processo di sviluppo della generazione rinnovabile diffusa.

La remunerazione delle infrastrutture di rete dell’energia è sempre stata centrale nell’ambito
dell’attività di regolazione ai fini dello sviluppo/manutenzione delle reti stesse nel rispetto delle
concessioni, tuttavia, la progressiva elettrificazione dei consumi, le innovazioni tecnologiche, la
necessità di trasformazione della rete per accelerare la connessione delle energie da fonte rinnovabile
e gli oltre 20 anni dalla liberalizzazione del settore elettrico, richiedono una spinta a supportare i
necessari investimenti infrastrutturali nelle reti elettriche in un’ottica di efficienza e selettività,
favorendo ulteriormente il progressivo superamento delle differenze tra le aree del paese nonché
l’adeguamento tecnologico di una infrastruttura essenziale quale quella elettrica alle scelte
energetiche che il paese sta prendendo per orientare la transizione ecologica. Si sottolinea in fine
l’esigenza di affrontare i problemi emergenti relativi allo stoccaggio e alla riserve per assicurare
adeguati rifornimenti di gas.

Il cambiamento in atto impone alla regolazione un nuovo approccio in grado di indirizzare
adeguatamente le risorse per gli interventi necessari al rafforzamento delle reti e conseguire una
effettiva creazione di benefici per l’intero sistema ed inoltre la fortissima tensione sui prezzi
dell’energia richiede una riflessione sul sistema tariffario per il dispacciamento e trasporto che
contribuisca a contenere gli aumenti stratosferici di questo periodo.

In questo senso chiediamo:
di condurre opportune analisi costi/benefici sui piani infrastrutturali degli operatori
di rete elettrica e gas al fine di valutarne la ricaduta sui consumatori finali in termini
di benefici ambientali, economici, occupazionali, conseguiti e indirizzarli verso le
soluzioni di maggiore efficacia ed efficienza.

di intervenire con deliberato di Arera sui costi di dispacciamento e distribuzione
presenti in bolletta per una loro riduzione/diluizione “long term” in modo da
appiattirne la curva e poter liberare risorse nell’immediato, recuperabili nel medio
periodo , determinando così per l’anno 2022 nuovi valori più contenuti dei
corrispettivi attuali.

 

3. CONSUMO
I consumi energetici in Italia si sono attestati nel 2020 nei principali settori sui seguenti valori
percentuali:

agricoltura 2%

industria 16%

trasporti 21%

usi civili 33%

Non sfugge l’importanza fondamentale di prevedere, sostenere e indirizzare i comportamenti dei
consumatori e delle loro famiglie che rappresentano largamente la quota maggioritaria degli
utilizzatori di energia. Trasporto pubblico e privato, riscaldamento domestico, cottura dei cibi,
riscaldamento dell’acqua, elettrodomestici, illuminazione sono consumi energetici ancora fortemente
condizionati da fonti energetiche fossili:

il 92% del fabbisogno energetico dei trasporti è coperto dal petrolio

il 58% del riscaldamento dal gas e l’8% dal petrolio

il 50 % dei consumi elettrici dipendono dal gas

In questo contesto il consumatore è indifeso di fronte ai rincari e i recenti provvedimenti, per stessa
ammissione del Governo, non sono adeguati alla gravità della situazione, ad esempio carburanti in
continuo aumento, prossimi aumenti di fine anno previsti per pedaggi, tariffe di bus e treni, i rincari
a due cifre percentuali di luce e gas accompagnati dalla crescita di pratiche predatorie e truffaldine
di molte società di vendita rischiano di produrre una miscela esplosiva e rendere ostile la popolazione
italiana alla inevitabile e corretta scelta della transizione energetica. D’altro canto l’eccessiva
permanenza di comportamenti non virtuosi di consumismo energivoro sconsiderato e di sprechi
energetici ci chiede di accelerare una vera e propria rivoluzione culturale nei consumi sia per
eliminare il superfluo e l’inutile quanto per imboccare con decisione la strada dell’autopr oduzione e
dell’efficientamento energetico domestico e nei comportamenti. In questa direzione auspichiamo
precise misure di sostegno per allargare la platea dei consumatori come:

incentivi e sconti tariffari per l’uso del mezzo pubblico e di vettori sostenibili

efficientamento energetico delle abitazioni semplificando e unificando gli incentivi eco-
superbonus

sterilizzazione e riduzione dell’IVA e delle ACCISE su tutti i prodotti energetici compresi gli
oli combustibili utilizzati per riscaldamento e i carburanti per trasporto delle merci e del
TPL.

Di seguito proponiamo misure tese a garantire una maggiore trasparenza e semplificazione del
mercato e un efficace monitoraggio dei prezzi:

I clienti domestici devono avere la possibilità di sfruttare realmente il mercato e le dinamic he
concorrenziali per accedere a offerte economicamente competitive per le forniture di
energia elettrica e gas. Le dinamiche concorrenziali dovranno al contempo garantire un
servizio commerciale di qualità.

La necessità di ridurre i tempi delle procedure di passaggio dal fornitore uscente al fornitore
entrante.

Nell’attuale contesto di rapida ascesa dei prezzi è necessario assicurare la protezione delle
categorie di consumatori che con maggiore difficoltà riescono ad accedere alle informaz ioni
per selezionare le offerte maggiormente competitive e favorire contrattualizzazioni a lungo
termine per il mercato tutelato in modo da ridurre i rischi sopportati dai clienti finali in
situazioni critiche sul mercato all’ingrosso. L’aggravarsi dei rincari energetici, la
complessità delle offerte e l’elevato numero di Società di vendita operanti nei segmenti
domestici richiede che in tempi stretti sia implementato presso le Autorità competenti
(ARERA) un monitoraggio dei prezzi al dettaglio tanto più di fronte all’aggravarsi dei
rincari energetici.

L’ immediata attuazione dell’Albo Venditori ai sensi della legge 4 agosto 2017, n. 124, “Legge
annuale per il mercato e la concorrenza” previa consultazione delle AA.CC. del CNCU, al
fine di concordare sui criteri per l’inclusione e la permanenza delle Società di vendita
nell’Elenco stesso e definire le sanzioni applicabili alle Società di vendita in casi di violazione
della Legislazione e della Regolazione applicata al settore.

Il superamento della tutela per famiglie e microimprese va realizzato con attenzione non
solo agli aspetti concorrenziali ma anche agli aspetti sociali. Va mantenuto inoltre il prezzo
tutelato per i clienti vulnerabili.

 

4. PROVVEDIMENTI URGENTI E DI STABILIZZAZIONE DELLA BOLLETTA
– ONERI DI SISTEMA – Come è noto le bollette di energia e gas, a differenza di altri servizi del
mass market, oltre ai costi delle due commodities (€/kWh per energia elettrica e €/Smc per il gas
naturale) e ai costi per le attività di commercializzazione, trasporto e distribuzione, contengono anche
importi relativi a componenti parafiscali generalmente chiamate Oneri Generali di Sistema. Essendo
importi a copertura dei costi per le politiche industriali determinate nel corso del tempo dal Governo
riteniamo che, come affermato anche da ARERA in più occasioni, dovrebbero essere spostati dalle
bollette alla fiscalità generale, sia per questioni di equità contributiva (seguendo la progressività
prevista in Costituzione), sia per incrementare la trasparenza delle bollette stesse. Si propone di
mantenere nella bolletta solo la porzione di oneri maggiormente attinenti alla fornitura. Per il
segmento energia elettrica: bonus sociale, compensazioni imprese elettriche minori, sostegno alla
ricerca. Prendendo a riferimento un consumatore domestico tipo 3, lo spostamento nella fiscalità
generale degli oneri non attinenti alla fornitura elettrica comporterebbe una riduzione pari al 19,18%
del totale della bolletta. L’eliminazione dai documenti di fatturazione di voci non strettamente
attinenti alla fornitura darebbe poi maggiore peso alla porzione della bolletta “contendibile” nel
mercato, soggetta alle dinamiche concorrenziali. Sarebbero quindi maggiormente evidenti i vantaggi
economici determinati dalla scelta di un’offerta nel mercato libero.

– ACCISE E ADDIZIONALI REGIONALI – Allo stesso modo degli Oneri di Sistema anche il peso
di accise e addizionali regionali andrebbe spostato dalle bollette alla fiscalità generale. Spostando
accise e addizionali regionali la riduzione che si otterrebbe sarebbe pari al:

3% (circa) della bolletta elettrica

23,58% (20,81% accise e 2,77% addizionali regionali) della bolletta gas

– IVA – In merito alla questione IVA non è più giustificabile la differenza nell’applicazione delle
aliquote tra energia elettrica e gas. Infatti, per quanto riguarda le utenze domestiche elettriche

3
Sulla base dei dati periodicamente comunicati da ARERA relativi al mercato domestico, ci si riferisce al
cliente tipo:

per la fornitura di energia elettrica, si considera un’utenza residente, con potenza installata pari a 3 kW e
consumo annuo di 2.700 kWh;

per la fornitura di gas naturale, si considera invece, un’utenza con tipologia d’utilizzo riscaldamento
autonomo, cottura cibi e produzione d’acqua calda, con consumo annuo pari a 1.400 mc.

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