WOMEN VS. WOMEN
IL PROGETTO
Il progetto Women vs. Women (acronimo WvW) nasce da due giovani donne che si sono confrontate sul tema dell’hate speech online e su come questo fenomeno sia risonante nelle minoranze. Purtroppo, ancora oggi le donne risultano una minoranza: infatti la parità tra sessi e l’uguaglianza non sono così scontate come sembrano. La cosa ancora peggiore è vedere che non c’è solidarietà tra le persone dello stesso sesso. Col nostro progetto Women vs. Women vogliamo fare un’analisi completa di quello che è l’odio tra donne (sia online che offline), le sue cause e le sue conseguenze. Partiremo dall’indagine delle cause, perché solo risalendo alla fonte del problema possiamo capire quanto questo sia radicato e combatterlo attraverso informazione, consapevolizzazione e tutele. L’obiettivo di questo progetto è quello di far capire alla nostra comunità quanto dei commenti d’odio (che siano più o meno pesanti) possano influire su una donna e per quale motivo questi commenti vengano da altre donne.
Il progetto si baserà su 5 incontri pubblici online, accessibili a tutti: la nostra intenzione è quella di fare interventi sulla pagina Facebook della nostra associazione e poi salvarli sul nostro sito in modo da lasciarli disponibili qualora qualche utente si fosse perso l’appuntamento o volesse rivederlo. Inoltre, avendo una pagina Instagram salveremo gli interventi lì sotto forma di IGTV. L’utilizzo del sito internet e dei social network come mezzi attraverso i quali fare i nostri incontri è una scelta dettata dal fatto che il tema in questione raggiunge diversi target (dai giovani agli adulti, di tutti i sessi e orientamenti sessuali) e che ognuno di questi si approccia all’ambiente online in maniera diversa e attraverso strumenti diversi (anche se analoghi). L’accessibilità e la fruibilità del progetto sono un punto fondamentale per spargere informazioni e consapevolezza sul tema dell’hate speech tra donne, soprattutto perché molte utenti dell’internet possono ritrovarsi in quanto viene trattato. La scelta è dettata quindi dall’idea che l’ambiente online sia il luogo dove il tema trattato abbia maggiore sviluppo e quindi dove possiamo ritrovare possibili vittime o carnefici. Inoltre, andando a trattare anche il tema dell’hate speech offline, ci approcceremo a un confronto che va al di là dell’ambiente digitale. Molte vittime di hate speech potrebbero infatti essere soggetti passivi o attivi senza saperlo.
Per questo, la nostra intenzione è quella di strutturare gli incontri a partire da un primo “kick-off meeting” che dia un primo approccio e quadro generale della situazione che permetta di accedere agli incontri con uno sguardo consapevole e cosciente su quello che è veramente l’hate speech. Sottolineeremo la differenza tra hate speech e free speech, approfondendo i temi d’incitamento all’odio e libertà d’espressione. I nostri incontri avranno la seguente suddivisione:
1) Il primo incontro sarà un’introduzione al tema: partiremo da un’analisi dei problemi individuati, ovvero dalla discriminazione, dalle critiche e dall’odio che donne subiscono da parte di altre donne. Introdurremo quindi l’immagine della donna come soggetto attivo (carnefice) e soggetto passivo (vittima) e differenzieremo tre tipi di hate speech in base all’esposizione: quello online, quello che si colloca a metà tra l’online e l’offline, e l’offline:
– odio online: per odio online ci riferiamo a quello che si trova sui social network, sull’ambiente digitale e in Internet in generale. Ci sono diversi gradi di esposizione di una donna a seconda della sua popolarità (se è un personaggio pubblico avrà sicuramente un’esposizione maggiore rispetto a una ragazza universitaria, ad esempio) e in base ai contenuti che vengono pubblicati e come vengono pubblicati (uso di geolocalizzazione, hashtag, promozioni ecc…)
– odio online/offline: in questo caso prendiamo in considerazione una misura tra la vita reale e l’online. Si pensi ai programmi televisivi: c’è una donna che appare in TV e una donna che la guarda. Se quest’ultima giudica, sarà il soggetto attivo. Ma se questa si sente giudicata (si veda per standard inculcati negli anni e convinzioni trasmesse come “normalità” e “realtà”, che però non la rispecchiano realmente), la donna in questione sarà automaticamente soggetto passivo. Stessa cosa accade per la donna in TV: si stabilirà quindi un dualismo e un parallelismo di due soggetti che sono contemporaneamente (più o meno consapevolmente) attivi e passivi.
– odio offline: per quest’ultima situazione si intende quell’odio che avviene nella vita quotidiana; ci possiamo riferire a insulti gratuiti detti per strada, giudizi per usi o costumi che non vengono reputati consoni o ideologie su preconcetti che non si avverano. Questo tipo di odio può avvenire in diversi ambienti e contesti (a scuola, al supermercato, in un negozio, ecc…).
2) Una volta spiegati approfonditamente questi concetti, estrapoleremo le cause della discriminazione tra donne, che saranno ognuna oggetto degli incontri successivi. Rispettivamente, la sequenza sarà:
– Discriminazione e hate speech per l’aspetto fisico
→ frustrazione e invidia, canoni di bellezza imposti come standard dalla società tra le cause
– Discriminazione e hate speech per aspetto psichico
→ mancanza di solidarietà femminile e traumi psichici tra le cause
– Discriminazione e hate speech per aspetto socioculturale
→ paura e non comprensione di ciò che può risultare “diverso” e delle scelte personali tra le cause
– Discriminazione e hate speech per aspetto economico
→ posizione e carica lavorativa, indipendenza economica e intraprendenza tra le cause
In una fase precedente all’inizio degli incontri, e quindi in una fase pubblicitaria e di advertisment del progetto, pubblicheremo un Google Form sul quale proporremo un questionario in preparazione agli incontri che verrà compilato in forma anonima. Il questionario servirà a vedere le aspettative che il pubblico ha relativamente al progetto, la conoscenza del tema e l’informazione sulle tutele esistenti. Questo permetterà ai relatori di avere un quadro generale della situazione di partenza in modo da poterlo confrontare col feedback che si avrà a fine progetto.
Durante gli incontri daremo la possibilità ai fruitori di fare delle domande: le domande potranno essere fatte via mail (agli indirizzi che lasceremo a disposizione), sui commenti sotto al video diretta e su un forum sul nostro sito (alla sezione “Sportello Chi Odia Paga”) che lasceremo sempre aperto e disponibile. Al termine dei 5 incontri creeremo una mailing list con tutti i partecipanti al progetto per tenerli sempre informati sulle novità in ambito di tutele e prevenzione di hate speech. La disseminazione del progetto si baserà proprio su questo, ovvero sulla costante disponibilità sia delle informazioni che dei contatti che le vittime di hate speech possono utilizzare per tutelarsi. Oltre a questo livello di disseminazione (che definiremo “livello indiretto”), ce ne sarà un altro (che definiremo “livello diretto”) e consisterà nella condivisione dei risultati e dell’impatto del progetto. Partiremo col vedere i feedback ricevuti (sia dalla disseminazione diretta che da quella indiretta), la quantità e la qualità di questi; questo lavoro di visione ci permetterà di tirare una somma di quante persone abbiamo raggiunto, quante di queste hanno voluto approfondire l’argomento e ricevere più informazioni e quanti partecipanti hanno poi richiesto tutele. Questo ci permetterà di vedere anche l’impatto che il progetto ha avuto: potremmo verificare se le nostre aspettative sono state soddisfatte e , in caso contrario, cosa e come migliorarci. Tuttavia, il nostro lavoro proseguirà: abbiamo infatti intenzione di inviare dei gadget ai partecipanti e prevediamo delle ricompense. In particolare, abbiamo l’intenzione di creare una FAQ cartacea (sotto forma di brochure) con le domande più frequenti e le risposte che aiuterebbero le vittime di hate speech a ricevere delle tutele, delle linee guida su cosa fare in caso questo fenomeno si presenti. Insieme alla brochure, invieremo un’agenda e una penna con il logo dell’associazione e l’acronimo del progetto. Questo per incentivare la scrittura offline come valvola di sfogo e mezzo d’evasione, oltre che al vero valore e utilità dell’oggetto in sé. L’agenda sarà realizzata con carta riciclata e le penne verranno da plastica riciclata, per rispettare i principi di economia circolare, da tenere sempre presenti.
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