L’intelligenza artificiale arriva in tribunale?
Il primo convegno in tema di giustizia predittiva ha avuto, in Umbria, risultati di gran lunga superiori alle aspettative. Nella splendida cornice di Palazzo Ranieri in Perugia, sede del prestigioso Istituto Italiano dei Design, il 25 ottobre, una platea eterogenea, proveniente da ogni dove della penisola, ha ascoltato quelli che sono considerati tra i relatori più autorevoli in materia: Luigi Viola (Direttore scientifico Scuola Diritto Avanzato), Michele Filippelli (Prof. Agg.to di Dir. Privato Univ. E Campus), Gianfranco D’Aietti (già Presidente del Tribunale di Sondrio e professore universitario di informatica giuridica, ideatore di ReMidaFamiglia), e col contributo di Fabrizio Caposiena (Presidente ELSA Perugia), Francesco Bazzarri (Confassociazioni e Confassociazioni Digital), e Damiano Marinelli (Presidente Ali e UNC Umbria, ideatore ed organizzatore dell’evento).
La tematica, ancora nebulosa, ha trovato, seppur “provvisoriamente”, una definizione e una collocazione organica, nel sistema giustizia: partendo dalla definizione letteraria di giustizia predittiva, come quella che prevede il futuro, una sorta di giustizia anticipata, passando per l’accezione assegnata nel linguaggio comune, come giustizia prevedibile, i relatori l’hanno infine definita come “strumento persuasivo” che soccorre in ausilio agli operatori di giustizia.
Si ritiene che, proprio per il tramite di formule matematiche, l’interpretazione giudiziale possa essere prevista, in conformità all’esigenza di certezza del diritto, intesa appunto non solo come prevedibilità della disposizione di legge applicabile, bensì pure come prevedibilità dell’esito giudiziale. Come ha evidenziato Viola, autore del testo “Interpretazione della legge con modelli matematici” (Diritto Avanzato, 2018), “non si tratta di prevedere il futuro con formule magiche, ma con una formula matematica”, cercando di fornire una risposta al quesito: come assicurare maggiore certezza del diritto, con una più intensa celerità, conformemente all’art. 111 Cost., che si occupa di giusto processo? Secondo Viola infatti, una possibile soluzione potrebbe individuarsi nel collegamento tra interpretazione giuridica e le scienze esatte, con conseguenze benefiche in quanto:
– vi sarebbe maggiore certezza, anche intesa come prevedibilità dell’esito giudiziale, perché se una materia incerta come quella giuridica si collega con una materia più certa, come ad esempio la matematica, allora la prima può solo giovarsi aumentando il grado di certezza;
– vi sarebbe maggiore celerità perché i modelli matematici vengono realizzati per semplificare, ebbene, se si semplifica l’interpretazione, tramite l’ausilio di modelli matematici appunto, allora il processo decisionale diviene più celere.
La conclusione, secondo il Prof. Viola, in questo momento storico, ove emergono sempre più le divergenze interpretative, e nella finalità di non rendere il diritto del tutto incerto e, dunque, inutile se non pericoloso, la via percorribile per aumentare la certezza appare quella di trovare modelli, anche matematici, che forniscano certezza, affidabilità e celerità.
Filippelli ha disegnato la panoramica sull’introduzione degli algoritmi nel mondo del diritto, nei diversi ordinamenti, evidenziando il lato utile e fascinoso della nuova materia, al contempo esponendo anche le perplessità, da più parti manifestate, e concludendo che, in buona sostanza, non si arriverà al “giudice-robot”, bensì la funzione della giustizia predittiva si attesterà entro i ranghi normativi disegnati dall’attuale sistema, come ad esempio l’argine identificato nell’articolo 12 delle Preleggi.
D’Aietti, noto al piccolo schermo per rivestire il ruolo di giudice-arbitro nel programma “Forum”, in onda su Canale 5, e ideatore di alcuni sistemi informatici (come ReMida), ha illustrato il suo innovativo progetto di informatica applicata al diritto: un metodo di predittività giuridica basata sui dati dell’esperienza giudiziaria, accompagnato da un sistema informatico che ne fa applicazione (ReMida Famiglia). Tale metodo si fonda su una serie di parametri obbiettivi rilevati, in sette anni, esaminando circa 450 casi di separazioni consensuali e di 2500 casi di divorzi e separazioni, così suggerendo i tendenziali punti di riequilibrio tra i rispettivi redditi dei coniugi per individuare gli equilibrati assegni di mantenimento per coniuge e figli. La metodologia del modello algoritmico realizzato è basata sulla rilevazione sistematica degli accordi che i coniugi raggiungono nelle separazioni e divorzi (che hanno un naturale “equilibrio” interno) consensuali e successiva rielaborazione in un modello matematico.
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