Balocco-Ferragni: si tratta di truffa?

Chiara Ferragni è indagata per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano con al centro il caso del pandoro ‘Pink Christmas‘, prodotto dall’azienda piemontese Balocco. Indagata anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata, sempre per truffa aggravata.

La notizia arriva pochi giorni dopo la sanzione del Antitrust sul caso Balocco.

La questione è nota ai più: secondo quanto ricostruito dall’Antitrust, un anno fa quando la campagna di comunicazione Balocco-Ferragni è stata condivisa sui social della nota influencer, si sarebbe “fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro «griffato» Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, la donazione, di 50 mila euro, era stata già effettuata dalla sola Balocco mesi prima». 

Per questo motivo Chiara Ferragni e il produttore dolciario sono stati sanzionati per circa 1 milione e 495mila euro per scarsa trasparenza nei confronti dei consumatori.

Si indaga per truffa

Nelle ultime ore gli inquirenti milanesi hanno acquisito le e-mail (già analizzate dall’Autorità garante della concorrenza), che sono state scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro. Da qui l’ipotesi di reato è mutata da frode in commercio a truffa.

Non solo, nell’inchiesta milanese, dopo la questione del pandoro Balocco si indaga sulle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi e saranno analizzati casi simili nei quali la vendita del prodotto con la griffe Ferragni è stata proposta dalla influencer con scopi solidali. Tra questi dovrebbe esserci anche il caso relativo alla bambola Trudi.

Il parere di Massimiliano Dona

Sulla questione, Massimiliano Dona è intervenuto dedicando una puntata del podcast Scontrini; sulla nuova indagine per truffa commenta: “non sarà facile dimostrare l’eventuale truffa. Devono ricorrere una serie di elementi per accertarla, come l’intenzione di arrecare un danno alla vittima e contemporaneamente quello di arricchirsi”.

Se si provasse l’illecito su più situazioni (come nel caso delle uova di Pasqua o della bambolina), il quadro si aggraverebbe, ma soprattutto “andrebbe dimostrato che c’era dolo da parte di tutti i partecipanti, il che nel mondo penale viene valutato con grandissima cautela”.

Sicuramente nella beneficenza è fondamentale la trasparenza: “il consumatore deve conoscere già all’atto della proposta della comunicazione di un’iniziativa di beneficenza, come il suo contribuito aiuterà la causa”.

“In ogni caso -afferma Dona – se cominciasse un processo per truffa rappresenterebbe uno spartiacque tra il prima e il dopo Chiara Ferragni. Si potrebbero aprire una serie di riflessioni su tutta la content economy che rischia di subire un danno reputazionale che, probabilmente, non merita.”

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