In Umbria un morto stradale a settimana

In Umbria un morto stradale a settimana, i familiari: «È una strage, ora basta. Si usino i soldi delle multe e più telecamere»

PERUGIA – Ilaria Bertinelli, Gianluca Gagliardini, Francesco Migliorati, Antonino Giallombardo. E poi Pierluigi Pescatori, Alberto Baccelli, Francesco Pergolesi, Mattia Trinari e Alexei Sirbu. E ancora, Matteo Scopaioli, Emanuele Picchio e Tanyu Kolev. Fino agli ultimi due: la donna di 66 anni di San Giovanni Rotondo morta domenica sulla A1 tra Fabro e Orvieto, rimasta incastrata dopo il ribaltamento della sua auto in un canale di scolo, e l’ex agente della polizia postale deceduto sabato sulla statale della Valnerina, Angelo Bellachioma. Sono solo alcuni dei 24 morti sulle strade dell’Umbria dall’inizio del 2024, in un triste elenco che – se non si inverte il trend – rischia di diventare l’anno record per gli incidenti mortali in regione. In 162 giorni, poco più di cinque mesi, infatti, si conta un morto ogni settimana, con i dati totali del 2023 e del 2022 che parlano di un decesso ogni 8 giorni: la differenza sembra poca, ma la proiezione purtroppo ragiona di sette vittime in più, sette famiglie spezzate, sette vuoti che non si colmeranno mai. Famiglie di pedoni, di automobilisti, di motociclisti che hanno scoperto il dolore di una fine segnata da un guardrail o un muro, da un malore o un frontale.
«Ormai è una strage e le nostre parole non bastano più, ci vuole impegno», attacca Damiano Marinelli, referente regionale dell’Associazione italiana familiari vittime della strada. «C’è rimasto poco da dire – insiste -, adesso sta ai nuovi sindaci eletti in queste ore di valutare questo problema e affrontarlo per quello che è: una strage. Da affrontare con rimedi non più ordinari, ma straordinari. Si parla di milioni per le strade, bene: si usino. Usiamo completamente i soldi delle infrazioni stradali per ripristinare uno stato sicuro della strade del circondario. A partire da quelle in cui ci sono stati morti. Sembra brutto anche nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, ma chi amministra se vuole muoversi per risolvere il problema ora, davvero, deve farlo: è inutile poi presentarsi ai convegni dove ci diciamo sempre le stesse cose».
Il problema, però, resta quello dei fondi. «I soldi ci sono – va dritto Marinelli – e comunque la politica è fatta per trovarli.

I numeri ormai sono enormi, soprattutto quelli perugini e umbri, più elevati di quelli nazionali che sono comunque sempre troppo alti. Ci vuole l’impegno delle amministrazioni: chi non si impegnerà per porre fine a questa strage dovrà sapere di esserne responsabile». «Perché, insisto – ragiona il referente dell’Aifvs -, basta vedere quante infrazioni si commettono lungo le strade, quali fondi vengono messi a bilancio preventivo (nemmeno consuntivo) e poi quanti se ne usano effettivamente per le strade. Adesso basta».

L’Umbria, come purtroppo noto, in questi giorni è stata funestata dai decessi: le cronache contano gli ultimi quattro in sole 48 ore. E degli ultimi cinque, tre erano motociclisti. «Il problema è scontato – spiega Marinelli a questo proposito -, se vai in bicicletta o in moto, se hai due ruote e non quattro, un incidente è per forza più pericoloso: lo stesso scontro ma a bordo di un’auto non avrebbe uguali conseguenze. Anche a questo, alle statistiche quindi, si dovrebbe guardare prima di acquistare un mezzo, per se stessi o i propri figli». «Ma il punto – chiude – resta la straordinarietà dell’azione da mettere in campo per fermare queste tragedie, considerando quanto siamo lontani dagli obiettivi auspicati anche a livello europee. Come? Al di là della manutenzione, vanno ormai previsti presidi straordinari. C’è un incrocio pericoloso? Si usi segnaletica di impatto, anche dicendo “Qui c’è stato un morto, stai attento”. C’è una scorciatoia contromano che i residenti usano per evitare un giro lungo? Si mettano le telecamere come deterrente. Pensando anche alla vita di spesso si trova coinvolto, colpevolmente o meno, in questi incidenti: il morto è l’altro, ma anche la sua vita è rovinata».

Il Messaggero, di Egle Priolo

Mercoledì 12 Giugno 2024