Crisi ecologica, WWF: necessario ripensare nostri sistemi produttivi e di consumo
Il WWF presenta “Toccare con mano la crisi ecologica”, uno studio sulla diffusione della Peste Suina e dell’Influenza Aviaria: “Anche in Italia il rischio delle zoonosi e altre patologie dipendono da una non corretta gestione della fauna selvatica e dal degrado degli habitat naturali”
È necessario ripensare i nostri sistemi produttivi e di consumo: rendere sostenibili gli allevamenti, ridurre il consumo di carne, operare per il ripristino e il mantenimento degli habitat naturali. Questo l’appello del WWF, che ha pubblicato il nuovo report “TOCCARE CON MANO LA CRISI ECOLOGICA”, uno studio sull’attuale diffusione della Peste Suina Africana (PSA) e dell’Influenza Aviaria (AI) in Italia.
Crisi ecologica, WWF: ridurre il consumo di carne
Nel report il WWF spiega, dunque, alcune delle possibili cause della diffusione, a gennaio, di peste suina e influenza aviaria in Italia, a partire dall’insostenibilità delle condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre che all’aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie allevate.
Anche il commercio e trasporto illegali di animali e carni potrebbero aver contribuito alla diffusione, così come lo scorretto smaltimento dei rifiuti prodotti dagli allevamenti e delle carcasse di animali infetti, che possono essere inclusi nei mangimi per avicoli e suini. A questo – prosegue – si aggiunge il diffuso bracconaggio di cinghiali che, macellati sul posto in maniera illegale, possono contribuire a diffondere il virus della peste suina.
“Le misure di contenimento dell’epidemia di peste suina e influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee risulteranno misure palliative legate ad una situazione emergenziale, senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi e di consumo, soprattutto quello di carne”, afferma Isabella Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia.
Infatti il totale degli animali allevati per il consumo di carne (circa 20 miliardi di polli, 1 miliardo di maiali, 1,5 miliardi di mucche e 1 miliardo di pecore) è circa 3 volte superiore al numero di persone esistenti sul nostro Pianeta (quasi 8 miliardi).
“A fronte di una popolazione umana in continua crescita – prosegue Pratesi – non possiamo pensare di continuare ad aumentare il consumo di carne a queste condizioni intensive di sfruttamento e alterazione degli equilibri ecologici, ma bisogna invece ridurre il consumo di carne a favore di diete sane e a base vegetale”.
Alcuni punti su cui lavorare
Il WWF illustra, dunque, i sei punti cardine su cui sarebbe necessario puntare per rendere possibile un futuro sul Pianeta:
- rivedere completamente i sistemi di allevamento intensivo, riducendo drasticamente il numero e la densità degli animali allevati (e migliorando sostanzialmente il loro benessere). Ciò è fondamentale per ridurre la diffusione delle zoonosi come l’Aviaria e delle malattie infettive come la PSA;
- ripristinare e proteggere gli habitat naturali e la ricchezza di biodiversità, che contribuiscono a ridurre la diffusione di malattie zoonotiche, mantenendo l’equilibrio tra presenza umana e specie selvatiche, in termini sia di distanza spaziale sia di presenza di barriere naturali che impediscono il passaggio dei virus dagli animali all’uomo;
- gestire correttamente le specie selvatiche, in particolare il cinghiale, senza attendere situazioni di emergenza, ma pianificando nel medio e lungo termine la gestione delle popolazioni. Svincolare la gestione della fauna selvatica dagli interessi venatori;
- contrastare il bracconaggio – in particolare quello rivolto ai cinghiali – e il commercio illegale di specie selvatiche come importante misura di tutela sia della biodiversità sia della salute umana;
- rafforzare il sistema di sorveglianza nazionale sulle zoonosi e altre patologie, potenziando l’attività di monitoraggio sulla fauna selvatica e nelle aziende zootecniche, in particolare degli allevamenti.
Infine, ridurre il consumo di carne e altri prodotti di origine animale (uova, latte, formaggi, latticini ma anche il pellame). Una dieta ricca di alimenti di origine vegetale con piccole quantità di cibi di origine animale comporta benefici sia per la salute sia per l’ambiente.
Da HelpConsumatori
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