PROGETTO upPE-T E CONSUMO DELLA PLASTICA: INTERVISTA A GIADA MATERAZZO, RESPONSABILE EUROPROGETTAZIONE UNC UMBRIA
Proseguiamo con le interviste agli esperti di UNC Umbria direttamente coinvolti nel progetto europeo upPE-T (Horizon 2020). Attraverso queste interviste, intendiamo promuovere il progetto trattandone le tematiche in maniera più dettagliata, alla stregua di quello che è uno dei nostri obiettivi specifici: attività di comunicazione del progetto e dei risultati, al fine di massimizzare l’impatto di upPE-T.
Ricordiamo che il progetto è volto al upcycling (riciclaggio) degli imballaggi per bevande e alimenti PE e PET e UNC Umbria è partner di questo progetto. Il nostro obiettivo primario è sempre la tutela del consumatore, il quale fruisce dei prodotti i cui imballaggi vengono scartati per diventare, poi, dei rifiuti. Si intende, quindi, consapevolizzare i consumatori sui benefici che l’upcycling può apportare, al fine di salvaguardare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo.
La salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi perseguiti dall’UE e dagli stati membri ed ecco, quindi, che il progetto upPE-T si colloca in un contesto molto più ampio.
Oggi parliamo di consumo della plastica con Giada Materazzo, responsabile europrogettazione UNC Umbria.
GIADA MATERAZZO, QUALI SONO I PROBLEMI DERIVANTI DAL CONSUMO DELLA PLASTICA?
IN PARTICOLARE, QUAL È L’IMPATTO AMBIENTALE CHE NE DERIVA?
La plastica è uno dei materiali più utilizzati al mondo e fa parte delle nostre vite. È quasi impossibile trascorrere un giorno senza questo materiale perché si trova ovunque: dalle bottiglie di plastica al packaging dei prodotti da lavanderia, dagli involucri per il cibo ai giocattoli per bambini, dall’oggetto casalingo al servizio usa e getta del truck food, che può essere un piatto di plastica, una posata monouso o una cannuccia.
Esistono molti tipi di plastiche, utilizzate nei più disparati settori delle attività umane; tra le principali: il polietilene (PE), il polipropilene, il polivinilcloruro, il polistirene, le poliammidi e il polietilentereftalato (PET). Trattandosi di un materiale di uso comune e, quindi, di facile reperibilità, è altrettanto facile la sua dispersione nell’ambiente: l’inquinamento da plastica affligge il pianeta e peggiora progressivamente, interessando aria, suolo, mari e oceani, per non parlare dell’impatto che, conseguentemente, ha sulla nostra salute.
QUALI SONO I BENEFICI CHE upPE-T PUÒ APPORTARE?
Il progetto upPE-T è volto all’upcycling (riciclaggio) di rifiuti di PE e PET in imballaggi per alimenti e bevande in PHBV (plastiche biodegradabili).
Si fa un notevole uso quotidiano di PET attraverso le bottiglie. Il PET ha una vita media di 1000 anni e per questo è considerato non biodegradabile; per questo motivo, è fondamentale smaltire la plastica negli appositi cassonetti dedicati alla raccolta differenziata. I tappi delle bottiglie, invece,sono in polietilene (PE), materiale che può essere riciclato in maniera diversa dalle bottiglie, per la rilavorazione e la realizzazione di manufatti che richiedono elevate caratteristiche meccaniche. Il PET, in teoria, è riciclabile al 100%. Dunque, se correttamente smaltito, può essere trasformato da rifiuto a risorsa. Il problema è che, secondo recenti statistiche, in Italia si ricicla il 25% di tutta la plastica raccolta, mentre la media europea di riciclo della plastica è pari al 33%. In merito a ciò, UNCU condurrà uno studio in tre paesi pilota con tre diversi livelli di upcycling: l’Italia è tra questi come rappresentanza della media europea.
A livello europeo, nel 2019, solo il 19% dei rifiuti plastici post-consumo degli imballaggi per alimenti e bevande è stato inviato in discarica e il 39,5% è stato incenerito per il recupero energetico.
Ci occuperemo quindi di rendere consapevoli i cittadini europei sul consumo della plastica, i problemi derivanti dal consumo e dal riciclaggio scorretto.
COME SI INTENDE TUTELARE I CONSUMATORI E SENSIBILIZZARLI SULLA TEMATICA OGGETTO DEL PROGETTO?
Nel corso dei quattro anni di progetto terremo alta l’informazione sfruttando tutti i mezzi che abbiamo a disposizione: social network, siti web, eventi online e in presenza (nazionali e internazionali), uscite in TV e radio. Queste attività affiancheranno i nostri studi sul campo, che verranno resi noti attraverso le newsletter ufficiali (Newsletter (uppet.eu)). Andremo, inoltre, a contribuire alla piattaforma europea in creazione con un MOOC (Massive Online Open Course), un corso online aperto a tutti in cui si farà attività di formazione.
Siamo ancora all’inizio, ma ci aspettiamo grandi risultati.
(intervista di Sara Autorità)
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