La didattica a distanza, fra mancanza di tempo e di tecnologia

Quasi un terzo dei genitori non ha avuto abbastanza tempo per sostenere la didattica a distanza dei figli. Il 27% delle famiglie non ha avuto abbastanza dispositivi per fare didattica a distanza e lavoro da remoto. La dad vista dallo studio Unicef-Università Cattolica del Sacro Cuore.

Quasi un terzo dei genitori non ha avuto abbastanza tempo per sostenere la didattica a distanza dei figli. Il 27% delle famiglie non ha avuto abbastanza dispositivi per fare didattica a distanza e lavoro da remoto.

Carenza di dispositivi, problemi di connessione, mancanza di tempo dei genitori sono i problemi principali posti dalla didattica a distanza in Italia durante il lockdown della scorsa primavera.

Per un terzo degli studenti imparare da remoto è dunque una sfida. D’altro canto, la maggior parte degli studenti era motivato nella didattica a distanza, mentre a essere più preoccupati sono stati proprio i genitori. Attenzione però: si parla qui delle famiglie che hanno connessione internet. Sono esclusi tutti coloro che non usano internet e dunque non hanno la possibilità di seguire la didattica a distanza.

La didattica a distanza durante l’emergenza Covid

Il nuovo studio “La didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19: l’esperienza italiana” è stato realizzato dall’Ufficio di Ricerca UNICEF – Innocenti e Università Cattolica del Sacro Cuore. Indaga le esperienze di bambini e genitori con la didattica a distanza durante il lockdown causato dalla pandemia.

La ricerca sottolinea l’importanza di avere accesso a una connessione internet stabile e a buon mercato, così come a dispositivi digitali di alta qualità che supportino le videochiamate e le piattaforme educative digitali. L’indagine è stata condotta nel giugno 2020 nell’ambito di un progetto realizzato in 11 paesi europei e coordinato dal Joint Research Center della Commissione Europea.

L’Italia è stata il primo paese in Europa a chiudere le scuole a causa della pandemia. I bambini hanno perso 65 giorni di scuola contro una media di 27 giorni in altri paesi.

Con la didattica a distanza, l’uso delle tecnologie fra i bambini è cambiato: gli studenti erano motivati ma, al tempo stesso, ci sono state difficoltà soprattutto per le famiglie numerose. Le disuguaglianze possono mettere a rischio l’apprendimento a distanza. L’impatto della disuguaglianza sui risultati della dad del resto è confermato da tutte le ricerche che sono state fatte.

Didattica a distanza, le difficoltà delle famiglie

Lo studio è basato sulla somministrazione di questionari a 1.028 famiglie in tutta Italia. Quali i risultati principali?

«Il 27% di queste ha riferito di non aver posseduto tecnologie adeguate durante il lockdown, mentre il 30% dei genitori ha riportato di non avere avuto tempo a sufficienza per sostenere i propri figli con la didattica a distanza. Il 6% dei bambini dello stesso campione non ha potuto partecipare alla didattica a distanza organizzata dalle scuole a causa di problemi di connettività o per la mancanza di dispositivi».

Il rapporto analizza le esperienze di didattica a distanza durante il lockdown in famiglie con bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni che usano internet. Sono esclusi gli “esclusi”, coloro che non hanno accesso alla rete.

«Poiché i risultati di questo rapporto – si legge nello studio – rappresentano solo i bambini e i ragazzi che usano internet, occorre prestare particolare attenzione ai circa 3 milioni di bambini e ragazzi italiani che non hanno potuto usufruire di servizi critici, come la DAD, a causa della mancanza di un accesso a internet o di dispositivi digitali adeguati».

Didattica a distanza e disuguaglianze

La didattica a distanza porta comunque problemi. Pesano le condizioni di disuguaglianza.

«In ogni caso, anche tra le famiglie che utilizzano internet permangono importanti disuguaglianze – si legge ancora nel rapporto – Alcune di queste sono diventate più evidenti durante l’isolamento, segnalando che dispositivi digitali di buona qualità assieme a una connessione stabile a internet sono i prerequisiti necessari per l’apprendimento a distanza. Ad esempio, il 6% dei bambini e ragazzi intervistati in questo studio non ha potuto partecipare all’apprendimento a distanza a causa di una scarsa connettività a internet. Molte famiglie, soprattutto quelle più numerose, hanno dovuto acquistare nuovi dispositivi digitali per supportare l’apprendimento a distanza dei loro figli. Inoltre, il 27% delle famiglie ha riferito di non avere abbastanza dispositivi per supportare simultaneamente l’apprendimento a distanza o le esigenze lavorative».

Più tempo insieme alle tecnologie

Il lockdown ha fatto aumentare il tempo trascorso sulle tecnologie digitali, con un aumento di 4-5 ore di connessione al giorno rispetto al periodo precedente, che può essere attribuito proprio alla didattica a distanza.

Rispetto ai bambini e ai ragazzi, i genitori sono più preoccupati per l’impatto del lockdown sull’apprendimento. E sperano in un sostegno maggiore da parte delle scuole. Allo stesso tempo, sei genitori su dieci pensano che i figli siano diventati più bravi a organizzare le loro attività scolastiche. Oltre il 70% dei genitori dice che i figli sono diventati più autonomi nell’uso delle tecnologie digitali per la scuola.

Internet e la disuguaglianza

Accesso a internet e buona connessione sono dunque i requisiti di base per la didattica a distanza e per far partecipare i ragazzi alla scuola da remoto.

«I nostri dati sono incoraggianti perché mostrano che la maggior parte dei bambini erano motivati a partecipare alla didattica a distanza – spiega Giovanna Mascheroni, Professore Associato di Sociologia dei Media all’Università Cattolica – Inoltre, i genitori hanno notato risultati positivi della didattica a distanza sui loro figli, come una maggiore autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per i compiti a casa e una maggiore indipendenza nella gestione delle attività scolastiche. Tuttavia, non possiamo sottovalutare le disuguaglianze che esistono anche tra le famiglie con connessione a internet, né possiamo ignorare i bambini, anche se pochi, che hanno abbandonato la scuola con il passaggio alla didattica a distanza».

da HelpConsumatori

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