Unione Nazionale Consumatori Umbria | ISTAT: le vacanze in epoca Covid
19046
post-template-default,single,single-post,postid-19046,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-theme-ver-13.1.2,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.5,vc_responsive

ISTAT: le vacanze in epoca Covid

ISTAT: le vacanze in epoca Covid

Prosegue l’analisi del report dell’Istat “Viaggi e vacanze in Italia e all’estero – anno 2020”.

Gli effetti della pandemia sono evidenti. Le mete italiane subiscono il contraccolpo minore, registrando rispetto al 2019 una variazione negativa del 37% (-27,2% in termini di notti, circa 76 milioni in meno). Per le destinazioni estere, invece, la riduzione è dell’80% per i viaggi e del 78,2% per i pernottamenti (oltre 100 milioni).

L’impossibilità di spostarsi fuori dal proprio comune in alcuni periodi dell’anno è visibile anche nella decisa riduzione delle visite in giornata (-48,5%), poco più di 41 milioni, concentrate per il 42,7% nel periodo estivo.

Invariato il primato del Nord-est, che anche nel 2020 è la destinazione più scelta (30,2% dei viaggi totali) e l’area dove risiede la maggior parte dei turisti (19,7%, 29,8% in termini di provenienza dei viaggi). Il 17,5% dei turisti vive nel Nord-ovest, area che origina il maggior numero di viaggi (32,2%) e il 13,2% nel Centro (22,3% dei viaggi), mentre le quote più basse riguardano i turisti residenti al Sud (5,3%, 9,2% in termini di viaggi) e nelle Isole (6,6% di turisti, 6,5% di viaggi).

Nel 2020, il calo dei flussi turistici è riscontrabile in tutte le tipologie di vacanze: da -44,3% per le vacanze di piacere/svago a -48,3% per le visite a parenti/amici. I turisti hanno continuato a spostarsi principalmente per piacere, svago o riposo (72,4% delle vacanze) e per visite a parenti e amici (25,4%). Tra le vacanze di piacere e svago, la quota di quelle che includono almeno una visita a una città perde 13 punti (32,2%; era il 45,2% nel 2019), subendo più delle altre i colpi della pandemia. I turisti preferiscono mete in Italia e che si prestano maggiormente ad attività all’aria aperta; infatti, rispetto allo scorso anno sono maggiori le quote di vacanze al mare (53,9% nel 2020, 48,8% nel 2019) e in montagna (31% nel 2020, 26,5% nel 2019). Forte contrazione per le visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli, al turismo enogastronomico Questo tipo di vacanze, in cui l’attività culturale è la motivazione principale, scendono dal 16,9% del 2019 al 7% del 2020. Le visite al patrimonio naturale, invece, mantengono la loro quota (intorno al 13%, come nel 2019) risentendo meno degli effetti della pandemia, mentre crollano le vacanze per praticare uno sport (-53,4%).

I trattamenti di benessere, lo shopping, il volontariato, la pratica di hobby, le visite ai parchi divertimento o le vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione riducono la loro quota (da 7,5% nel 2019 a 5,4% nel 2020), soprattutto per le vacanze brevi (da 11,7% a 7,4% nel 2020).

Le vacanze svolte per trascorrere prevalentemente un periodo di riposo, pur diminuendo in termini assoluti rispetto al 2019 (-30,7%; -7,8% limitatamente al periodo estivo, quando la pandemia sembra sotto controllo), vedono salire la loro quota (dal 57,8% nel 2019 al 70,7% nel 2020) a causa della minore incidenza delle altre tipologie di vacanze. Si tratta per la maggior parte di soggiorni lunghi (74,9%) e in Italia (71,6%).

Nel 2020, i viaggi all’estero si contraggono complessivamente dell’80%, quelli diretti nel territorio nazionale del 37,1%. Ciò produce un forte cambiamento in termini di quote, con quella dei viaggi che hanno come destinazione una località italiana che passa dal 76,1% del 2019 al 90,9%. Ancor più ampio è l’incremento dell’incidenza delle vacanze lunghe sul territorio nazionale a scapito di quelle oltre i confini nazionali (dal 67,4% del 2019 all’88,6%).

Anche nel trimestre estivo, nonostante l’allentamento delle restrizioni alla mobilità, i residenti scelgono l’Italia nella quasi totalità degli spostamenti, riservando alle mete estere solamente il 5% delle loro vacanze estive, il 6,5% se lunghe (nel 2019 erano rispettivamente il 22,4% e il 26,3%).

Pur nel calo generalizzato, il Nord rimane l’area del Paese con più potere attrattivo (44,6% dei viaggi), sia per le vacanze, soprattutto se brevi, ossia da 1 a 3 notti (53%), che per i viaggi di lavoro (52,7%). Per le vacanze lunghe, da 4 o più pernottamenti, il Mezzogiorno (34,9%) incalza il Nord (36,9%) e supera il Centro (16,8%), che tuttavia continua a registrare quote più consistenti di vacanze brevi (25,6% contro 16,1%) e di viaggi di lavoro (19,3% contro 14,6%). Toscana, Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Lombardia, Veneto e Campania, sono, nell’ordine, le regioni più visitate. Queste sei regioni accolgono il 55,1% degli spostamenti interni complessivi, con quote che variano tra il 5,9% della Campania e l’11,5% della Toscana, al primo posto, in quanto destinazione preferita per le vacanze nell’anno (11,7%), soprattutto se brevi (12,5%). La Lombardia, al quarto posto sul totale dei viaggi con l’8,9%, si conferma al primo posto per i viaggi di lavoro, con l’11,7%. Il Trentino Alto Adige diventa la regione più frequentata in occasione sia delle vacanze brevi che di quelle lunghe in inverno (rispettivamente 14,7% e 22,6%), distanziando notevolmente la Lombardia (13,9%), seconda classificata. Durante questo periodo, gli spostamenti in Trentino Alto Adige sono motivati prevalentemente dalle vacanze sportive, limitate dal lockdown solo a partire dalla metà di marzo.

L’esiguo numero di viaggi all’estero ha come destinazione prevalente una meta europea (86,8%): i paesi più visitati nell’anno sono Francia (14,4%), Spagna (10,2%), Svizzera (7,3%) e Austria (7%).

Le strutture ricettive collettive, rispetto al 2019, perdono complessivamente il 53,2% dei viaggi dei residenti e il 55,3% dei pernottamenti; gli alloggi privati soffrono, invece, un effetto più contenuto (-41,9% di viaggi e -35,2% di notti). Nel 2020, quindi, la quota dei viaggi in alloggi privati sale al 57,3% (51,9% nel 2019). In termini di pernottamenti, la preferenza per le sistemazioni private è ancora più netta (67,3%), sia per i soggiorni trascorsi in Italia (66,4%) sia per quelli all’estero (73,8%). Le abitazioni di parenti e amici si confermano il tipo di sistemazione più utilizzato durante le vacanze (32,1%, 36,9% in termini di pernottamenti), con un’incidenza stabile rispetto al 2019.

Tra le strutture ricettive collettive, le più colpite dal netto calo dei viaggi con pernottamento sono gli alberghi (-57,8% di viaggi e -62,2% di notti). Questo calo favorisce le altre strutture collettive che subendo una diminuzione più contenuta in termini assoluti (-35,1% di viaggi e -36,8% di notti), assorbono una parte della quota persa dagli alberghi (in particolare i campeggi e gli agriturismi). Tuttavia, il maggior vantaggio lo ottengono le stanze/abitazioni in affitto e i bed and breakfast, la cui incidenza sulle vacanze lunghe cresce di quasi 6 punti percentuali. Inoltre, rispetto al 2019, i pernottamenti trascorsi per vacanze lunghe nei bed and breakfast registrano l’unica variazione positiva nell’anno (+7,2%).