Unione Nazionale Consumatori Umbria | Economia circolare: meno rifiuti, più sostenibilità
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Economia circolare: meno rifiuti, più sostenibilità

Economia circolare: meno rifiuti, più sostenibilità

Può l’economia circolare rappresentare una valida alternativa a vecchi modelli economici di tipo lineare? Vediamo le differenze tra i due modelli e gli sviluppi in termini di sostenibilità.

Iniziamo con qualche dato riferito alla produzione di rifiuti.

Quanti rifiuti produciamo

In Europa ogni anno vengono prodotti 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti. I grandi elettrodomestici, come le lavatrici e le stufe elettriche, sono tra i rifiuti più raccolti e rappresentano oltre la metà di tutti i rifiuti elettrici ed elettronici raccolti. Seguono le apparecchiature informatiche e di telecomunicazione (computer portatili, stampanti), le apparecchiature di consumo (videocamere, lampade fluorescenti) e i pannelli fotovoltaici nonché i piccoli elettrodomestici (aspirapolvere, tostapane). Tutte le altre categorie, come gli attrezzi elettrici e i dispositivi medici, rappresentano in totale il 7,2 % dei rifiuti elettronici ed elettrici raccolti.

Le pratiche di riciclo variano da uno stato membro all’altro, ad esempio nel 2017 la Croazia ha riciclato l’81,3 % di tutti i rifiuti elettrici ed elettronici, mentre l’Italia ha registrato una percentuale del 32,1 %.

Una grande percentuale di rifiuti proviene anche dalla plastica, circa 26 milioni di tonnellate di cui meno del 30 % viene raccolto per essere riciclato. Una parte viene esportata per essere smaltita da paesi terzi mentre il resto va in discarica, viene incenerito oppure, nel peggiore dei casi, non viene raccolto e finisce per disperdersi nell’ambiente, inquinando soprattutto foreste, spiagge, fiumi e mari.

Nel 2020 in Europa sono stati raccolti 10,3 kg di rifiuti elettrici ed elettronici per abitante ed è stato calcolato che in media ogni cittadino europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all’anno. Il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate in Europa sono infatti destinati agli imballaggi.

Da un recente sondaggio dell’Eurobarometro (1) (L’Eurobarometro è una serie di sondaggi di opinione pubblica condotti regolarmente per conto della Commissione europea a partire dal 1973) è emerso che 35 milioni di tonnellate di rifiuti provengono dai prodotti di uso comune che vengono buttati via prematuramente generando 261 milioni di tonnellate di emissioni di gas a effetto serra. In termini economici è stato inoltre calcolato che la perdita per i consumatori dovuti alla scelta della sostituzione anziché della riparazione è stimata a quasi 12 miliardi di euro all’anno.

Questi numeri insieme ad altri fattori come la scarsità di materie prime, l’aumento dei prezzi delle stesse e la difficoltà di approvvigionamento hanno messo in evidenza le criticità legate all’attuale modello di economia lineare del tipo “estrai-produci-usa-getta” e hanno portato all’esigenza di passare a un modello di economia circolare.

I principi dell’economia circolare

principi dell’economia circolare si discostano dal tradizionale modello economico lineare perché prevedono un modello di produzione e consumo che implica la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali. L’obiettivo è ridurre i rifiuti al minimo estendendo ad esempio la durata del prodotto oppure, ove possibile, riciclando i materiali di cui è composto una volta che viene dismesso. Nel modello di economia circolare i prodotti non diventano rifiuti ma risorse per nuovi prodotti quindi più sostenibile che non necessita di grandi quantità di materiali ed energia. Inoltre garantisce sia la tutela dell’ambiente e della salute umana che della competitività e innovazione.

Cosa dice l’Europa in tema di economia circolare e obsolescenza programmata

Per promuovere il passaggio a una economia circolare in alternativa all’attuale modello economico lineare e far fronte al problema della gestione dei rifiuti, la Commissione Europea ha adottato nel 2015 la Comunicazione “L’anello mancante: un piano d’azione europeo per l’economia circolare” che prevede 54 azioni relative all’intero ciclo di vita della sostanza: dalla produzione e il consumo fino alla gestione dei rifiuti ed al mercato per le materie prime secondarie (2). Tra le misure previste dal Piano, assumono particolare importanza quelle che incideranno sulla progettazione dei prodotti finalizzata alla loro riparabilità, durabilità e riciclabilità.

Nella relazione della Commissione del 4 marzo 2019, che illustra i principali risultati dell’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare, viene evidenziato come le 54 azioni previste siano state per la maggior parte realizzate o in fase di attuazione (3).

Una criticità emersa riguarda l’obsolescenza programmata dei prodotti come riportato da David Cormand, membro del Parlamento europeo, nella relazione su un mercato unico più sostenibile tenuta nel 2020 secondo cui “dobbiamo porre fine all’obsolescenza prematura dei prodotti inserendola nella lista nera delle pratiche commerciali sleali e rendendo la durata della garanzia legale proporzionata alla durata di vita prevista, stabilendo un vero diritto alla riparazione e garantendo informazioni chiare e coerenti sulla durevolezza e la riparabilità dei prodotti con un’etichettatura obbligatoria… Dobbiamo infine trarre vantaggio dalle nuove tecnologie per accelerare la realizzazione di un’economia circolare” (4).

La relazione sottolinea anche come l’attuale sistema, fondato sull’obsolescenza programmata, la mancanza dei pezzi di ricambio e di informazioni sulla garanzia, oltre che sulla scarsa consapevolezza dei propri diritti in caso di prodotti difettosi, spinga le persone ad acquistare nuovi prodotti piuttosto che ripararli.

Verso una nuova economia circolare

A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato il piano d’azione per una nuova economia circolare che include proposte sulla progettazione di prodotti più sostenibili, sulla riduzione dei rifiuti e sul dare più potere ai cittadini, come per esempio attraverso il ‘diritto alla riparazione’. I settori ad alta intensità di risorse, come elettronica e tecnologie dell’informazione e della comunicazione, plastiche, tessile e costruzioni, godono di specifica attenzione (5).

Il piano intende agire contemporaneamente su due fronti: da un lato, prevenire la produzione di rifiuti e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità; dall’altro, agire a monte, per impedire che prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo. Per questo i prodotti dovranno essere pensati per durare, per essere facilmente riutilizzabili, riparabili e riciclabili, e contenere il più possibile materiale riciclato.  Il piano d’azione della Commissione europea ha stabilito sette aree chiave, essenziali per raggiungere un’economia circolare: plastica, tessile, rifiuti elettronici, cibo e acqua, imballaggi, batterie e veicoli, edifici e costruzioni.

Nel febbraio 2021 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare che si prefigge l’obiettivo di raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050 (6).

Nel 2022 la Commissione Europea ha presentato una proposta per la revisione della legislazione sugli imballaggi e rifiuti di imballaggi il cui obiettivo principale è ad esempio ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040 e favorire il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi (7). La proposta prevede inoltre il divieto di alcune forme di imballaggio, ad esempio quelli monouso per cibi e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, quelli monouso per frutta e verdura ecc. Per incentivare il riutilizzo e il riciclo è stato proposto inoltre il miglioramento del design degli imballaggi dotandoli di etichettatura chiara. Questo dovrebbe eliminare la confusione nel conferimento degli imballaggi perché ogni imballaggio dovrà essere munito di un’etichetta che indichi di quali materiali si compone e in quale categoria di rifiuti dovrebbe essere conferito. I contenitori per la raccolta dei rifiuti avranno le stesse etichette e in tutta l’UE si utilizzeranno gli stessi simboli.

Entro il 2030 le misure proposte dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto alle 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate se la legislazione non fosse modificata. Il consumo di acqua si ridurrebbe di 1,1 milioni di m3. I costi dei danni ambientali per l’economia e la società si ridurrebbero di 6,4 miliardi di € rispetto allo scenario di base per il 2030.

Riparare per non sprecare

Un’altra categoria di rifiuti in rapida crescita è costituita dai materiali elettrici ed elettronici. Al momento meno del 40% di essi viene riciclato.

Per rifiuti elettronici ed elettrici si intende una varietà di prodotti diversi che vanno dallo smartphone alla lavatrice che vengono gettati dopo essere stati utilizzati per un breve o lungo periodo. In quest’ottica, è stata adottato una direttiva che prevede che entro la fine del 2024, tutti gli smartphone, i tablet e le fotocamere nell’Unione europea dovranno essere dotati di una porta di ricarica USB-C. Dalla primavera 2026, l’obbligo si estenderà ai computer portatili. La nuova legge fa parte di un più ampio sforzo dell’UE volto a ridurre i rifiuti elettronici e a consentire ai consumatori di compiere scelte più sostenibili (8).

Grazie a queste nuove regole i consumatori non avranno più bisogno di un caricabatteria ogni volta che acquistano un nuovo dispositivo, ma potranno utilizzare lo stesso caricabatteria per tutta una serie di dispositivi elettronici portatili di piccole e medie dimensioni.

Nell’ottica di ridurre i rifiuti e allo stesso tempo far risparmiare i consumatori, la Commissione europea ha adottato una nuova proposta che promuove la riparazione di prodotti di uso comune (es lavatrici, televisori ecc.) rispetto alla sostituzione.

Negli ultimi decenni, infatti, la sostituzione dei prodotti è stata spesso privilegiata rispetto alla riparazione. La proposta, quindi, garantirà che un numero maggiore di prodotti venga riparato nell’ambito della garanzia e renderà più facile ed economico ripararli dopo la scadenza fornendo incentivi opportuni.

Questo dovrebbe stimolare inoltre il settore della riparazione incoraggiando i produttori e i venditori a sviluppare prodotti più sostenibili. Oltre la scadenza della garanzia i consumatori avranno il diritto di chiedere ai produttori la riparazione dei prodotti tecnicamente riparabili (es lavatrici o televisori) e i produttori avranno l’obbligo di informare i consumatori sui prodotti per i quali sono tenuti a fornire la riparazione.

Inoltre è prevista la creazione di una piattaforma online per la riparazione che consentirà di mettere in contatto i consumatori con i riparatori e i venditori di prodotti soggetti a ricondizionamento presenti nella loro zona. Questa piattaforma permetterà di effettuare ricerche che aiuteranno i consumatori a trovare offerte interessanti e aumenterà la visibilità dei riparatori.

Le leggi a favore dell’economia circolare

In conclusione il piano sull’economia circolare ha portato a oggi a una serie di misure legislative che vanno dalla direttiva sulla plastica (Direttiva (UE) 2019/904) (9) e sugli imballaggi per prevenire l’aumento di rifiuti, al Decreto 118/2020 (10) che modifica la direttive relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Altri provvedimenti riguardano il decreto sulle discariche (Decreto 121/2020) (11), il Decreto sui veicoli fuori uso (Decreto 119/2020) (12) e il Regolamento relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie (Regolamento 2023/1542/UE) (13).

Articolo realizzato da Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Centro nazionale delle sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore (CNSC istituito da ISS).

Autori: Silvia Alivernini, Maria Antonietta Orrù, Leonello Attias, Draisci Rosa

Media managers: Ferrari Marco, Guderzo Stefano, Deodati Simona, Domenico Spagnolo

Bibliografia

  1. Eurobarometro
    https://europa.eu/eurobarometer/surveys/detail/2672
  2. COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare COM/2015/0614 final
    https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52015DC0614
  3. COM(2019) 190 final – Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sull’attuazione del Piano di azione per l’economa circolare
  4. Relazione di David Cormand a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, su “Verso un mercato unico più sostenibile per le imprese e i consumatori” 23 novembre 2020 – Bruxelles
    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-9-2020-11-23-INT-1-022-0000_IT.html
  5. COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare Per un’Europa più pulita e più competitiva COM/2020/98 final
    https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52020DC0098 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/11/30/21G00210/sg
  6. Nuovo piano d’azione per l’economia circolare Risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2021 sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare (2020/2077(INI)) (2021/C 465/03)
    https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52021IP0040
  7. Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che modifica il regolamento (UE) 2019/1020 e la direttiva (UE) 2019/904 e che abroga la direttiva 94/62/CE (Bruxelles, 30.11.2022 COM(2022) 677 final)
  8. DIRETTIVA (UE) 2022/2380 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 novembre 2022 che modifica la direttiva 2014/53/UE, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio
  9. DIRETTIVA (UE) 2019/904 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente
    https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019L0904
    DECRETO LEGISLATIVO 8 novembre 2021, n. 196 Attuazione della direttiva (UE) 2019/904, del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. (21G00210) (GU Serie Generale n.285 del 30-11-2021 – Suppl. Ordinario n. 41). Entrata in vigore del provvedimento: 14/01/2022
  10. DECRETO LEGISLATIVO 3 settembre 2020, n. 118 Attuazione degli articoli 2 e 3 della direttiva (UE) 2018/849, che modificano le direttive 2006/66/CE relative a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. (GU Serie Generale n.227 del 12-09-2020). Entrata in vigore del provvedimento: 27/09/2020.
  11. DECRETO LEGISLATIVO 3 settembre 2020, n. 121 Attuazione della direttiva (UE) 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. (20G00138) (GU Serie Generale n.228 del 14-09-2020). Entrata in vigore del provvedimento: 29/09/2020.
  12. DECRETO LEGISLATIVO 3 settembre 2020, n. 119 Attuazione dell’articolo 1 della direttiva (UE) 2018/849, che modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso. (20G00137) (GU Serie Generale n.227 del 12-09-2020). Entrata in vigore del provvedimento: 27/09/2020.
  13. REGOLAMENTO (UE) 2023/1542 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 12 luglio 2023 relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie, che modifica la direttiva 2008/98/CE e il regolamento (UE) 2019/1020 e abroga la direttiva 2006/66/CE.
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