Unione Nazionale Consumatori Umbria | Disturbi del comportamento alimentare, verso la Giornata del Fiocchetto Lilla
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Disturbi del comportamento alimentare, verso la Giornata del Fiocchetto Lilla

Disturbi del comportamento alimentare, verso la Giornata del Fiocchetto Lilla

Disturbi del comportamento alimentare, un problema di salute sempre più diffuso e sempre di più fra i giovani. Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating) e nuovi disturbi alimentari sono al centro della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, che si celebra ogni anno il 15 marzo. Questi disturbi, spiega il Ministero della Salute, “sono un problema di sanità pubblica e oggetto di attenzione sanitaria e sociale per la loro diffusione, per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione (anche nei bambini di 8-9 anni) e per l’eziologia multifattoriale complessa”.

Disturbi del comportamento alimentare per 4 milioni di persone in Italia

Dati relativi al 2021 hanno mostrato un aumento della patologia diffuso in tutto il territorio nazionale e la difficoltà di accesso alle cure in molte Regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi. I dati confermano un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto al 2019.

A oggi in Italia 4 milioni di persone sono affette da disturbi del comportamento alimentare, che fanno 4 mila morti ogni anno. Oltre all’aumento della patologia rispetto al 2019, c’è una “considerevole incidenza nella fascia 9/12 anni”.

I numeri evidenziati dalla Fondazione Fiocchetto Lilla, nata dall’impegno di chi negli anni ha affrontato la malattia o ha perso i propri cari, disegnano un quadro di grande preoccupazione. A questi si possono aggiungere le stime diffuse dalla Società italiana di nutrizione umana (SINU) che punta i riflettori sulla prevenzione e sulla necessità di costruire una rete di prevenzione e protezione condivisa: una persona su 5 nel mondo e una su 3 in Italia soffre di Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (DAN).

“Non si tratta semplicemente di abitudini scorrette legate al cibo, ma di disturbi di natura psichiatrica con un’alta frequenza di complicanze mediche, che possono portare anche alla morte – spiega la SINU – Per questo richiedono un trattamento specifico e la collaborazione tra diverse figure professionali, che si occupino in modo integrato di questi diversi aspetti, psicologico-psichiatrici, nutrizionali e medico-internistici”.

Persone a rischio e patologia complessa

Il quadro è complicato e allarmante anche perché sempre più spesso i disturbi dell’alimentazione colpiscono i giovani e, aggiunge la SINU, “in sette casi su dieci si tratta di adolescenti”. E questo richiede l’identificazione tempestiva dei disturbi da parte di famiglia, amici, insegnanti, istruttori di palestra, con la capacità di cogliere eventuali campanelli d’allarme.

Un’altra categoria a rischi, prosegue la Società, è composta da chi fa attività sportiva e dagli atleti a ogni livello di competizione: “una particolare attenzione all’immagine e alle forme corporee, il dover rimanere in una specifica categoria di peso, il dover indossare uniformi o costumi, così come la pressione derivante dal raggiungimento della vittoria, possono essere fattori scatenanti per un disturbo alimentare”.

C’è poi il tema del riconoscimento dei disturbi e del loro trattamento precoce a fronte della tendenza a sottovalutare (quando si pensa che basti un regime alimentare a risolvere tutto) e della scarsa attenzione ai segnali di disagio psicologico. E ancora la difficoltà di accesso alle cure.

«I disturbi del comportamento alimentare sono una patologia complessa – afferma Livia Pisciotta, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Nutrizione Umana – Sono classificati come una malattia psichiatrica per cui devono essere diagnosticati prioritariamente dallo psichiatra e trattati da equipe multidisciplinari, in quanto comportano come conseguenze patologie importanti, che possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico, ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. Una volta identificato il problema è indispensabile, quindi, un approccio multidisciplinare ed integrato e garantire la continuità delle cure, che possono durare anni o anche tutta la vita».

Le 126 strutture censite nella mappatura territoriale dei Centri dedicati alla cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, realizzata dal Ministero della Salute, “sono insufficienti rispetto al numero crescente di pazienti che necessitano di cure appropriate e posti disponibili, distribuiti in modo omogeneo tra Nord, Centro e Sud”, prosegue la Società di nutrizione.

Servono nuovi centri, strutture e ambulatori specializzati anche per trattare persone sempre più giovani.

«Dobbiamo continuare a costruire – prosegue Livia Pisciotta – una rete di prevenzione e protezione, che coinvolga le diverse figure professionali sanitarie (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, dietisti, dietologi e nutrizionisti, endocrinologi, gastroenterologi, cardiologi, pediatri ecc.), le associazioni dei pazienti e delle famiglie, come la Fondazione Fiocchetto Lilla, già attiva da anni, e tutte quelle che operano a livello nazionale e territoriale, le scuole, le società sportive, i gruppi di aggregazione dei giovani. Un percorso comune e condiviso, che va dall’informazione alla diagnosi precoce e alla cura, in base alla gravità del quadro clinico, in settings sempre più complessi, dall’ambulatorio al ricovero ospedaliero, fino alla terapia intensiva».

Da Helpconsumatori

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