Unione Nazionale Consumatori Umbria | Cibi proteici, è boom sullo scaffale. Ma servono davvero?
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Cibi proteici, è boom sullo scaffale. Ma servono davvero?

Cibi proteici, è boom sullo scaffale. Ma servono davvero?

Sono sempre più visibili in qualsiasi supermercato. È boom dei cibi proteici: secondo l’Osservatorio Immagino il giro d’affari è aumentato di oltre il 19%. Il monitoraggio di Altroconsumo: non sempre hanno differenze sostanziali ma di sicuro cambia il prezzo.

Cibi proteici sullo scaffale, è boom di vendite nei supermercati. Impossibile non notarli, si sono conquistati una fetta consistente di spazio (spesso in posizioni dedicate) e hanno di solito confezioni nere, il claim “high protein”, spesso un richiamo allo sport. Sulla crescita dei cibi arricchiti di proteine si sofferma un’analisi di Altroconsumo, che ha messo a confronto diversi prodotti – latte, yogurt, mozzarelle, cereali per colazione, bevande vegetali – confrontando la versione tradizionale e quella arricchita con proteine. Fatte salve le differenze, sono alimenti che “non sempre hanno differenze sostanziali rispetto alle versioni standard, almeno dal punto di vista nutrizionale. Il prezzo, invece, spesso cambia: scegliendo le varianti “protein” si rischia di spendere più del doppio”. Questa la conclusione cui giunge Altroconsumo sulla base del confronto di alcuni prodotti presenti nei supermercati.

La crescita dei cibi proteici

La crescita di vendite dei cibi proteici è fotografata del resto nell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino GS1-Italy. Il claim “proteine” rientra nel mondo del rich-in, quei prodotti che esibiscono in etichetta o sul packaging almeno un claim riferito alla presenza in assoluto o maggiore di un composto nutrizionale – sono prodotti quali “con vitamine”, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro” e “fonte di calcio”.

Il comparto dei prodotti ricchi o arricchiti di un ingrediente o componente benefico, spiega l’Osservatorio, “rappresenta un plus importante nelle scelte d’acquisto degli italiani”. E a giugno 2023 (rispetto a giugno 2022) uno dei trend più rilevanti è proprio quello delle proteine.

A dominare e trainare il mondo del rich-in sono ancora una volta le “proteine”, segnalate sulle etichette di 3.212 prodotti (il 3,8% del totale food) che hanno incassato oltre 1,7 miliardi di euro (5,1% del totale). Nell’arco dei 12 mesi rilevati il giro d’affari è aumentato del +19,6%, sostenuto dall’alta inflazione, e i volumi venduti sono cresciuti del +4,5%”.

L’impulso alla crescita viene sia dall’offerta, particolarmente vivace, che dalla domanda, in crescita dell’8,4% rispetto all’anno precedente. “Le categorie che hanno guidato la crescita del mondo delle proteine sono stati i dessert freschi, il latte fresco, gli alimenti per sportivi, i formaggi grana e simili”, evidenzia l’Osservatorio.

Cibi proteici, Altroconsumo: attenzione a formulazione del prodotti, formati e porzione

La presenza dei cibi proteici è sempre più visibile nei supermercati. E da qui parte il monitoraggio di Altroconsumo che, da parte sua, si schiera subito su un punto, quello dell’effettiva utilità dei cibi con più proteine.

Ma questi prodotti sono utili? Chiariamolo subito: in linea generale no – scrive l’associazione – Questo perché in Italia non si registra una carenza proteica, il fabbisogno di proteine è ampiamente soddisfatto dalla dieta mediterranea e dal consumo di alimenti naturalmente fonte di proteine, come il pollo o, più in generale, le carni bianche, pesce, uova, formaggi e legumi”.

Necessità specifiche possono esserci per gli atleti di alto livello, che vanno però seguiti da nutrizionisti specializzati. E per i vegani o vegetariani? “Gli alimenti arricchiti con proteine potrebbero essere una risposta per chi si chiede come integrare le proteine in regimi alimentari vegetariani o vegani, i messaggi sulle etichette, però, sono più legati al mondo dello sport e dello sviluppo della massa muscolare: gli obiettivi, perciò, sembrano diversi”, prosegue Altroconsumo.

Quello che vale allora, spiega l’associazione, è soprattutto la formulazione del prodotto, i formati e la porzione, e non il claim.

Sostiene Altroconsumo: “Nonostante molte confezioni richiamino l’alto contenuto di proteine, in realtà ne contengono una quantità simile o poco più alta rispetto a prodotti analoghi, ma senza claim. E molto dipende anche dai formati e dalle formulazioni dei prodotti. Ne è un esempio lo yogurt greco, uno yogurt colato e che, essendo più concentrato, ha naturalmente una quantità maggiore di proteine rispetto allo yogurt classico. Nei banchi frigo troviamo inoltre tanti dessert che vantano di essere “proteici” ma che in realtà (per 100 grammi) contengono la stessa quantità di proteine di uno yogurt greco o di poco maggiore, peccato che in aggiunta abbiano anche coloranti, addensanti e aromi”.

Attenzione poi a come viene riportata la cifra delle proteine, che in alcuni casi si riferisce al contenuto di tutta la confezione (il contenuto per porzione viene riportato in caratteri più piccoli). C’è poi la variabilità del fattore costo, che impone di vedere il prezzo al litro o al chilo.

Spiega Altroconsumo: “In diversi tra i prodotti analizzati il packaging e i claim che si concentrano sulle proteine comportano anche un costo maggiore. Ma, nella determinazione del prezzo finale, hanno un ruolo fondamentale anche i formati e le confezioni”.

Da Heppconsumatori