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Questo argomento contiene 2 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da Francesco Baldoni 6 anni, 5 mesi fa.
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- 14 Giugno 2018 alle 15:33
L’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha svolto un’interessante indagine dalla quale si ricavano alcuni elementi per comporre una classifica delle professioni in e out.
Quelle in riguardano chi opera nel settore della progettazione di software, il disegno industriale, le professioni sanitarie riabilitative, gli addetti al reinserimento e all’integrazione sociale, gli specialisti nel campo del marketing.
Quelle out riguardano mansioni generiche o poco specializzate come i segretari amministrativi, i contabili e gli statistici, i bancari e gli istruttori in discipline. L’elenco in realtà è molto più lungo ma per non deprimere i lettori eviterò di citare alcune tra le più note e attualmente diffuse professioni. Da uno sguardo d’insieme di questi dati emerge, comunque, un dato consueto: vanno ad estinguersi le professioni con minore valore aggiunto, quelle che possono già essere sostituite dalle macchine. Viceversa, restano ben vive professioni che potremo definire “antiche” come l’insegnante, il fisioterapista o gli assistenti sociosanitari. La ragione è semplice: si tratta di mansioni nelle quali il rapporto umano (gli anglo sassoni lo definiscono human touch), la capacità di sapersi mettere in relazione con gli altri rappresenta il fattore determinante per assolvere il proprio compito.
Oltre, quindi, all’intelligenza artificiale, quella emotiva rappresenta la chiave di volta del successo nel lavoro: le professioni in sono quelle nelle quali è necessario esercitare creatività ed essere propositivi. Qualità richieste, ormai da almeno tre decenni, a chi si affaccia e vuole continuare a operare attivamente nel mondo del lavoro, indipendentemente dall’esistenza di computer o robot e di classifiche in e out….
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- 12 Luglio 2018 alle 16:37
Il lavoro manuale nel secolo scorso è stato progressivamente sostituito dalle macchine (vapore-meccanica-robotica), ora assistiamo allo stesso processo riguardo però al lavoro cognitivo (intelligenza artificiale che autoimpara, chatbot che sostituiscono servizi clienti, piattaforme che dis-intermediano il processo di acquisto/vendita ). Stanno nascendo servizi di “delivery”, (cioè consegna a domicilio) di quasi tutto dal food, ai farmaci, spesa quotidiana (https://www.supermercato24.it ), ai servizi più diversi.
L’applicazione delle regole verrà al 90/95% automatizzata. Le professioni che seguono una codificazione delle regole fisse come un codice (legislativo…vedi https://www.lexdo.it , diritto commerciale, tributario ecc.) sono quelle che rischiano nel breve/medio periodo di vedere svalutato il proprio valore aggiunto. L’automazione e la dis-intermediazione stanno facendo passi da gigante, sono velocissime, e saranno ancora più veloci con l’arrivo della blockchain.
La formazione si deve adeguare a questo mondo in velocissima rivoluzione. I giovani (e non solo) devono abbracciare il cambiamento per il proprio futuro.
I lavori più al riparo dall’effetto automazione sono quelli che richiedono abilità di convincimento, soft skills, negoziazione, creatività, problem solving, il proporre prodotti basati su esperienze non replicabili online.
Un’iniziativa molto bella per i giovani è quella di https://www.start2impact.it/ che mette in contatto giovani (talentuosi nelle digital skills e comunicazione) e aziende che vogliono innovarsi e che stanno abbracciando il cambiamento!
La domanda che dobbiamo porci è “come posso rendermi non sostituibile da un algoritmo?”
Mi permetto di suggerire
due video:
Marco Montemagno: https://www.youtube.com/watch?v=6_Dp7mTvkoc
Marco Montemagno: La Cruda Verità sul Futuro del Lavoro https://www.youtube.com/watch?v=BLkpShjkeQk
E un libro:
Federico Pistono “I robot ti ruberanno il lavoro ma va bene così” http://robotswillstealyourjob.com/0
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