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9 Ottobre 2018 alle 15:09
La società iperconnessa nella quale siamo immersi che sembra quasi averci impropriamente, ma non ancora definitivamente privati della normalità dei rapporti umani ci ha anche depauperati di una semplice verità:
se le competenze sono il nostro biglietto da visita, è la conoscenza che ci rende liberi e se non esistono competenze senza conoscenza, entrambe anticamera delle nostre abilità, non si può che delegare ai contesti formativi basati sul contatto diretto, seppur con l’ausilio di strumenti all’avanguardia, l’obiettivo di scoprire i talenti racchiusi in ciascuno di noi.
Nessun e-book potrà mai sostituire la presenza quotidiana di un docente che non per ripiego, ma per passione abbia scelto l’insegnamento, così come nessuna piattaforma potrà mai incentivare l’uguale passione che dovrebbe contraddistinguere lo sguardo di chi ha davvero ancora sete di sapere.
L’ambiziosa speranza è quella di arrivare a constatare che i luoghi deputati all’apprendimento danno dignità all’attività dei docenti prima e dei discenti poi, in raccordo con il mondo del lavoro, poiché il nostro paese non ha bisogno di insegnanti frustati o non formati o di futuri stagisti non o mal retribuiti.
Il nostro paese ha la necessità di circondarsi di uomini e donne che non abbiano perso la passione per ciò che fanno, né la speranza di riuscire a realizzare concretamente ciò che avrebbero da sempre desiderato fare.
Investire sull’innovazione e sulla comunicazione digitale non dimenticando il “profumo” delle pagine di un libro e il sorriso di un insegnante felice non perché raggiunto da un “bonus”,
ma perché realmente messo nelle condizioni di poter insegnare.