Rendere attraente la carne in scatola grazie alla pubblicità
Negli anni 60 la carne era ancora un lusso che non tutti potevano concedersi a cuor leggero. Un kg di carne costava quanto un operaio guadagnava in dieci ore di lavoro.
La carne Simmenthal, considerata ancora oggi un prodotto d’eccellenza nel suo genere, rappresentava per molte famiglie una valida, gustosa ed economica alternativa alla fettina di carne.
Nonostante questo non fu facile per la mitica scatoletta conquistare il cuore degli italiani del boom economico.
A molti la carne in scatola ricordava ancora la miseria e gli stenti vissuti durante la guerra; ricordava il “manzo militare”.
Fu grazie ai cospicui investimenti in pubblicità e al talento di Armando Testa (oltre alle sponsorizzazioni in ambito sportivo) che lo storico brand, nato ufficialmente nel 1928, tornò ad essere un prodotto attraente per le nuove generazioni di consumatori.
“Lui: “Nella vita di oggi c’è qualcosa in meno che nella vita di ieri.
Lei: ”Ma abbiamo più comodità, più gioventù, più carne. Più Simmenthal!
Lui: “Si…Simmenthalmente buona!”
Terminavano con questo slogan i lunghissimi sketch pubblicitari di Carosello con Walter Chiari, protagonista e testimonial della carne in scatola più famosa d’Italia.
Come nasce la carne Simmenthal
La storia di questo prodotto iconico inizia nel lontano 1881 quando Pietro Sada, gastronomo milanese, iniziò ad inscatolare il suo apprezzatissimo bollito di carne per poterlo spedire ai suoi clienti più affezionati e per far fronte alle code che il sabato si formavano davanti alla sua bottega.
Sada non fu solo un imprenditore di ampie vedute, fu anche uomo di marketing anzitempo.
Quando un mattino lesse sul giornale che lo svizzero Gondrand avrebbe tentato la transvolata delle Alpi in mongolfiera, Sada si precipitò per offrire il suo bollito in scatola come parte dei viveri per l’impresa.
La transvolata si concluse con successo e in molti vollero assaggiare quello che allora era visto come un simbolo del progresso alimentare.
Quella di Pietro Sada fu la prima sponsorizzazione sportiva della storia. Negli anni a seguire l’azienda crebbe velocemente e con lo scoppio della prima guerra mondiale, periodo nel quale le scatolette di lesso erano parte dei viveri distribuiti al fronte, fece fortuna.
Dalla guerra alla rinascita con la pubblicità
Nel 1921 il figlio di Sada, Gino Alfonso, si staccò dall’azienda paterna per aprire un nuovo stabilimento a Monza. Sulle sue scatolette appariva ancora la dicitura “manzo militare” e il suo prodotto era destinato ai meno abbienti. Ma dopo qualche anno, nel 1928, decise di provare a fare un salto di qualità.
Il nuovo prodotto aveva una carne migliore, un prezzo più alto, un sistema di apertura rivoluzionario (grazie a uno speciale anello), e una nuova veste grafica. La confezione era colorata, con un carattere moderno e il nome di una valle svizzera conosciuta per le sue vacche dal caratteristico manto rosso pezzato, proprio come quella disegnata sulla confezione.
Le scatolette Simmenthal divennero presto di moda, anche fra le classi più agiate, ma la seconda guerra mondiale inflisse un duro colpo all’azienda, la quale riuscì a riprendersi solo molti anni dopo grazie al supporto della televisione e di Armando Testa.
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