L’integrazione alimentare nelle varie fasce di età

Ogni fascia di età ha le sue peculiarità e necessità specifiche di cui è opportuno tenere conto. Gli integratori possono essere validi alleati, anche se non possono e non devono sostituire una dieta adeguata e bilanciata, che resta la fonte principale sia di macro che di micronutrienti.

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Integrazione in età pediatrica

(a cura di Domenico Careddu, Pediatra FIMP, Docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in pediatria, Università del Piemonte Orientale, Novara)

Ciò è ancor più vero in età pediatrica, durante la quale la dieta deve essere in grado di garantire il corretto sviluppo psicofisico (staturo-ponderale in relazione al genere ed al bersaglio genetico, neuro-psichico e muscolo scheletrico) e soprattutto deve essere adeguata al dispendio energetico e all’attività fisica.

Il loro impiego deve avvenire in modo consapevole ed informato sulla funzione e le proprietà relative, per risultare sicuro ed utile sul piano fisiologico, senza entrare in contrasto con la salvaguardia di abitudini alimentari e comportamenti corretti nell’ambito di un sano stile di vita. A tale proposito, il Ministero della salute ha pubblicato le “Raccomandazioni sul corretto utilizzo degli integratori alimentari”, con un allegato dedicato all’età pediatrica2 ed un decalogoa.

 

  • PRIMO ANNO DI VITA

L’alimento ideale dalla nascita fino al sesto mese è, senza alcun dubbio, il latte maternob. Esso è in grado di garantire la crescita staturo ponderale, lo sviluppo neurologico e psico-relazionale del lattante, grazie al corretto apporto dei principali macronutrienti e della maggior parte dei micronutrienti. Il latte materno, prodotto dalla ghiandola mammaria, non è infatti un fluido uniforme, ma varia nel corso dell’allattamento. Intorno al sesto mese, epoca nella quale gli apporti nutrizionali del solo latte materno non sono più in grado di garantire la crescita fisiologica del lattante, si inizia l’introduzione dell’alimentazione complementare, che prevede, secondo modalità differenti, la proposta di alimenti diversi ad integrazione del latte materno, la cui somministrazione resta peraltro fortemente raccomandata, almeno per tutto il primo anno di vita. Sebbene, come descritto, il latte di donna rappresenti il gold standard per l’alimentazione del lattante, esso ha un basso contenuto di Vitamina D, strettamente correlato ai livelli plasmatici materni. In considerazione del ruolo fondamentale di questa vitamina nel processo di mineralizzazione ossea, esiste un ampio consenso internazionale sulla necessità di fornire per tutto il primo anno di vita una supplementazione di Vitamina D a tutti i lattanti. Situazioni cliniche specifiche quali la prematurità, richiedono dosi maggiori, correlate all’epoca della nascita. Oltre che nel primo anno di vita, la supplementazione con Vit. D, trova indicazioni anche in età successive ed in numerose situazioni a rischio di carenza c. Un’altra vitamina la cui concentrazione nel latte materno dopo la nascita è bassa ed il passaggio transplacentare durante il periodo gestazionale è ridotto, è la Vitamina K. La carenza di questa vitamina è correlata al manifestarsi della malattia emolitica del neonato (situazione clinica molto grave) e per tale motivo è raccomandata la profilassi alla nascita. Nei neonati allattati al seno, al fine di prevenire la forma tardiva della malattia emorragica neonatale, si raccomanda la supplementazione orale di vitamina K durante i primi tre mesi di allattamentod.

 

  • ADOLESCENTI

Dopo il primo anno di vita, è possibile individuare svariate situazioni nelle quali è indicato l’utilizzo di integratori alimentari. Basti pensare ai bambini che devono seguire una dieta che preveda l’esclusione di alcuni alimenti, sia per motivi clinici (allergia alle proteine del latte vaccino e/o ad altri alimenti; obesità; celiachia), sia per motivi di scelta familiare (pensiamo alle diete vegetariane ed ancor più a quelle vegane) che per tradizioni di tipo etnico (soprattutto nei primi anni dall’avvenuta migrazione). A tale proposito è doveroso evidenziare come una dieta vegana non sia adatta per un organismo in fase di sviluppo e che qualora venga adottata, è necessario raccomandare la supplementazione di ferro e vitamina B12, in quanto pressoché assenti negli alimenti di origine vegetale. Occorre anche ricordare che i fitati e le fibre presenti in quantità elevata nei vegetali possono ridurre anche significativamente l’assorbimento di altri numerosi micronutrienti (ad esempio, Calcio e Folati). Bambini/ragazzi, che dovessero seguire per qualsivoglia motivo una dieta, richiedono pertanto un attento monitoraggio clinico da parte del pediatra/medico di fiducia, al fine di scongiurare il rischio di carenze nutrizionali, con possibile compromissione dello stato di salute e della crescita.

Nel 2016 la percentuale di italiani, sopra i 3 anni di età, che dichiarava di praticare sport con continuità nel proprio tempo libero, ha raggiunto il 25.1%. Se aggiungiamo anche coloro che dichiaravano di fare sport saltuariamente, si arriva al 34,8%. Tra i 6 ed i 10 anni si raggiunge la percentuale più alta di praticanti sportivi in forma continuativa. Il 59,7% dei bambini è sportivo. Nel biennio 2013-2014, la fascia d’età con la percentuale più elevata è stata quella 11-14 annie.

La pratica dell’attività sportiva non può essere pertanto dissociata da una alimentazione corretta e bilanciata. Soprattutto nei ragazzi che praticano sport a livello pre-agonistico/agonistico, l’alimentazione deve consentire di fornire il miglior supporto metabolico alla prestazione, mantenendo contestualmente un peso ed una composizione corporea normali.

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

  1. Ministero della Salute. Decalogo per un uso corretto degli integratori alimentari (salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_191_allegato.pdf)
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Integratori alimentari per il BENESSERE DELLA DONNA

(a cura di Vincenzo De Leo, Direttore scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia, Dipartimento di Medicina Molecolare e dello sviluppo, Università di Siena; Direttore UOSA Procreazione Medicalmente Assistita; DAI della Donna e dei Bambini, Azienda Ospedaliera Università Senese)

 

La pubertà è il periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta e si manifesta con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e la comparsa del menarca. Un’ alimentazione non equilibrata in questa fase della crescita ha ripercussioni negative sulla regolarità del ciclo mestruale, sulla calcificazione della massa ossea e può causare disturbi della sessualità e depressione. La vitamina D, giocando un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo, ha un ruolo fondamentale nel metabolismo osseo. La Vit. D, o calciferolo, è necessaria per l’assorbimento e l’utilizzo del calcio, in quanto in sua assenza solo il 10-15% del calcio viene assorbitoa. Esiste in due forme: D2, o ergocalciferolo, di origine vegetale, e D3, o colecalciferolo, di origine animale.  Il calcio è necessario per l’accrescimento osseo e la sua assunzione durante l’infanzia e l’adolescenza influenza il raggiungimento del picco di massa ossea.

Il magnesio è un altro componente importante della massa ossea. Circa la metà di tutto il magnesio contenuto nell’organismo è presente nell’ossoc. Gioca un ruolo centrale nell’omeostasi dei minerali, nella regolazione della secrezione e azione del paratormone (PTH)e nell’attivazione della vitamina D. La dose giornaliera raccomandata è di 240 mg/die per le ragazze di 9-13 anni e di 360 mg/die per le ragazze di 14-18 annie.

Il ferro è un nutriente essenziale per il benessere del nostro organismo poiché è un minerale necessario per la produzione dell’emoglobina, proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno. Il ferro, inoltre, interviene nella costruzione della mioglobina, proteina che si lega all’ossigeno presente nelle fibre muscolari, ed entra a far parte di vari enzimi fondamentali in numerose reazioni metaboliche.

 

In età fertile la vitamina B1 si è dimostrata un trattamento efficace per le mestruazioni dolorose.

La Vitamina E può essere utilizzata nel trattamento della dismenorrea primaria, grazie alla sua attività anti-ossidante che sopprime l’ossidazione dell’acido arachidonico, diminuendo la produzione di prostaglandinef.

Durante il periodo pregravidico il giusto apporto di micro macronutrienti preserva da patologie quali il parto pretermine ed il basso peso alla nascita e sostiene il benessere della donna durante la gestazione.

Studi clinici hanno dimostrato come i multivitaminici, in epoca preconcezionale, siano protettivi nei confronti di patologie gravidiche quali la preeclampsia, i rallentamenti di crescita ed il parto pretermine, ipotizzando che possano agire sullo sviluppo e la funzione placentare. L’utilizzo di acido folico, da solo o contenuto in un multivitaminico è raccomandato prima della gravidanza e nelle fasi iniziali, per il suo ruolo nella prevenzione dei difetti del tubo neuraleg.

 

L’iniziale decremento degli estrogeni in peri-menopausa causa l’alterazione della funzione di molti sistemi della donna, in primis della termoregolazione, della stabilità vasomotoria, del ritmo sonno-vegliah. Negli ultimi anni si sono affermate come terapie i fitoestrogeni, prodotti nutraceutici che, oltre a rappresentare una buona alternativa alla terapia ormonale sostitutiva, si sono dimostrate in grado di esercitare una spiccata attività antiossidante e antinfiammatoria. I fitoestrogeni esercitano un effetto pro-estrogenico se il livello di estrogeni circolanti è basso e un effetto anti-estrogenico quando la concentrazione di estrogeni è alta. Un recente studio randomizzato giapponese ha dimostrato che gli isoflavoni (cumestrolo, daidzeina, genisteina) hanno anche un effetto sui sintomi psicologici della menopausa.

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Integratori e invecchiamento cerebrale

 (a cura di Giovanni Scapagnini, Ordinario di Nutrizione Umana, Dipartimento Scienze per la Salute, Università degli Studi del Molise, Campobasso; Vicepresidente SINUT (Società Italiana Nutraceutica).

Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più velocemente e in maniera più significativa rispetto a tutti gli altri tessuti dell’organismoa. Negli ultimi anni le patologie neurodegenerative, e in particolare la malattia di Alzheimer (AD), stanno aumentando in maniera esponenziale nei Paesi industrializzati, e anche in quelli in via di sviluppo.

In quest’ottica, trovare delle sostanze che aumentino le difese naturali del cervello, rallentando la morte dei neuroni e prevenendo l’insorgenza di patologie cognitive, rappresenta sempre più un’emergenza socio-sanitaria. Numerose sostanze nutraceutiche, sono state oggetto di ricerche sperimentali e cliniche, in quanto potenzialmente efficaci nel supportare le funzioni cerebralib. In generale, il cervello è particolarmente sensibile a carenze vitaminiche, e in particolare alcune vitamine del gruppo B svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della fisiologia cerebrale. Gli omega-3 sono considerati acidi grassi essenziali, il che significa da un lato che sono fondamentali per il nostro organismo, dall’altro che non siamo in grado di sintetizzarli e il loro apporto deriva esclusivamente dalla dietac. Nell’uomo, molti studi osservazionali hanno associato la quantità di pesce (fonte di omega 3) nella dieta, l’integrazione con omega 3 e alti livelli di omega 3 nel sangue con una ridotta incidenza di Alzheimer, migliori funzioni cognitive e mantenimento del volume cerebrale. Una più recente metanalisi ha inoltre messo in evidenza come la supplementazione con DHA possa supportare una migliore mantenimento della memoria episodica anche nei soggetti anziani sanid. In un altro studio condotto su soggetti affetti da demenza, la supplementazione con omega-3 ha dimostrato una significativa efficacia nel preservare le funzioni cognitive e addirittura preservare il volume cerebrale in pazienti affetti da demenza di Alzheimere.

Gli effetti benefici sui processi cognitivi e sulla memoria legati all’assunzione di DHA nell’invecchiamento e nelle situazioni di predemenza (MCI), ma non nell’Alzheimer conclamato, suggeriscono che una supplementazione precoce potrebbe rappresentare una strategia promettente per ridurre il rischio, o ritardare l’insorgenza, dello sviluppo dei sintomi di demenza, in particolar modo nei soggetti portatori di mutazione genetica APOE4f.

Oltre ai nutrienti esistono svariate altre sostanze “non nutrienti”, contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche, che hanno dimostrato un potenziale effetto positivo sul cervello. Tra queste alcuni polifenoli come le antocianine dei frutti di bosco, la curcumina del tumerico, il resveratrolo dell’uva e le catechine del tè e del cacao, hanno dimostrato in studi nutrizionali di intervento sull’uomo una significativa efficacia sia in termini di miglioramento delle funzioni cognitive che di neuroprotezioneg.

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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