COM’È CAMBIATO IL CARRELLO DEGLI ITALIANI AL BANCO DI PROVA DI PANDEMIA E GUERRA
Spesa online e pandemia
Il primo grande cambiamento nella spesa degli italiani è quello innescato dalla pandemia e soprattutto dai lockdown e dalle restrizioni per arginare la diffusione del Covid-19, e riguarda gli acquisti online. Questi sono infatti cresciuti del 14% smuovendo oltre 45 miliardi di euro. L’acquisto di alimenti e pasti online è cresciuto invece del 17%, complice l’impennata di offerta per quanto riguarda il delivery.
Se prima della pandemia gli italiani si sono mostrati un popolo tutto sommato tradizionalista, ancora legato all’acquisto in presenza e tendenzialmente diffidente nei confronti dei pagamenti online (soprattutto nella fascia d’età medio-alta), l’emergenza da Covid-19 ha spostato gli equilibri, facendo aumentare di quasi il 10% il numero di utenti pronti al pagamento con strumenti digitali.
I rincari causati dalla guerra
Aprile è stato un mese a dir poco drammatico per quanto riguarda l’inflazione in Italia. Ecco l’incremento di prezzi di alcuni generi alimentari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso:
- Olio di semi (girasole, mais, ecc.): +63,5%
- Farina: +17,2%
- Burro: +15,7%
- Pasta: 14,1%
- Carne di pollo: +12,2%
- Verdura fresca: +12%
- Frutti di mare: +10,2%
- Gelati: +9,5%
- Uova: +9,3%
- Pane: +8,4%
Complici, in questo scenario, gli aumenti subiti in prima battuta dall’agricoltura, come evidenzia uno studio del Crea: “si è registrato un +170% dei concimi, +90% dei mangimi, +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli”.
Come cambia la spesa degli italiani
Quasi la metà degli italiani, vista la situazione attuale e non conoscendone gli sviluppi futuri, sceglie di puntare sulla prudenza. Il 45% dei consumatori concentra gli acquisti sui prodotti indispensabili ed è pronto a rinunciare a tutte le spese non essenziali, anteponendo la qualità alla quantità. Non manca, purtroppo, un 11% che, complice una congiuntura economica sfavorevole, deve effettuare tagli sia sulla quantità che sulla qualità.
Interessanti le riflessioni che Albino Russo, direttore generale dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori (Ancc Coop) e responsabile dell’ufficio studi Coop, ha fatto al Sole 24 Ore, parlando della particolare situazione che si è creata nell’intersezione tra pandemia e guerra: “Se nel 2021 rispetto al 2019 le vendite nella Gdo sono cresciute del 4,7% circa in valore nel 2022 ci attendiamo un calo dell’1,5% dei volumi degli acquisti dovuto proprio alla maggiore propensione a consumatore il pasto fuori casa. […] La prima reazione allo scoppio della guerra, di contro, è stata quella di micro-accaparramenti per fare scorte di cibo, ma è stato un fenomeno di breve durata. Adesso emerge soprattutto la preoccupazione e chi è preoccupato pone un margine agli acquisti. Si scivola verso il discount e si compra solo quello che ci si può permettere. Il consumatore si adegua ai rincari facendo la propria spending review e ristruttura la spesa sulla base del proprio budget.”
Cosa conta per il consumatore italiano
Al netto di particolari condizioni economiche sfavorevoli, l’italiano continua a privilegiare la qualità degli alimenti, ma con una punta di prudenza in più.
A sorpresa, nonostante i rincari, l’Osservatorio Packaging del largo consumo di Nomisma rileva che la sostenibilità rimane uno dei principali driver di scelta di un prodotto alimentare per il 34% degli italiani, mentre il 28% è attento anche alla sostenibilità del packaging. Come riporta anche Repubblica (puoi leggere l’articolo completo qui) “questo trend di consumo è diventato particolarmente chiaro a partire dal 2019, con il 59% delle persone che presta più attenzione ai temi green, mosso da un senso di responsabilità verso le generazioni future (43%), contrastando gli sprechi e portando un risparmio e un vantaggio economico (30%). E infatti l’89% degli italiani adotta quotidianamente comportamenti per contenere gli sprechi idrici ed energetici, anche per via dell’aumento delle bollette.”
Articolo del nostro partner centro di ricerca Sigma Consulting srls – Michela Morelli
Lascia un commento